giovedì 15 febbraio 2018

21 FEBBRAIO 2018 - GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA LINGUA MADRE


TUTELA MINORANZA
LINGUISTICA FRIULANA
 
IL 21 FEBBRAIO 2018
 
IN TUTTO IL MONDO SI FESTEGGIA
LA GIORNATA INTERNAZIONALE
DELLA LINGUA MADRE
 
 
"L’ARLeF (Agjenzie regjonâl pe lenghe furlane) anticipa di qualche giorno le celebrazioni per la Giornata Internazionale della Lingua Madre. In tutto il mondo, infatti, la Giornata si festeggia il 21 di febbraio, ma l’ARLeF, per dare occasioni di confronto sulla diversità linguistica a un pubblico più vasto, sabato 17 febbraio ha deciso di organizzare una serata dedicata alla lingua friulana e alla ricchezza delle sue varietà, anche nelle produzioni artistiche. L’evento sarà incentrato sulla musica, le parole, i suoni e le voci della lingua e prevede, come evento clou, il concerto di Franco Giordani. Il cantautore friulano si esibirà (con ingresso gratuito), alle ore 21.00, al Teatro San Giorgio di Udine, proponendo le canzoni in gran parte estratte dal suo ultimo lavoro musicale: Truòisparìs. (...)"
 
dal quotidiano FriuliSera.it
 

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PRO MEMORIA

PER MAI DIMENTICARE

GLI SBERLEFFI
E LE OFFESE MEDIATICHE

DEL 2009!!

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26 agosto 2009

Il giornalista Tommaso Cerno dalle pagine del settimanale l'Espresso mette alla gogna la minoranza linguistica friulana e da il via ad un incredibile e assurdo attacco a livello nazionale ai diritti linguistici dei friulani.




We speak furlân

In Friuli il dialetto è già legge. Con insegnamento nelle scuole, cartelli bilingue e la traduzione simultanea alla Regione. Uno spreco da 35 milioni

di Tommaso Cerno

Centinaia e centinaia furono all'epoca le lettere di protesta inviate al settimanale l'Espresso. Non “UNA” fu pubblicata dalla redazione di questo settimanale, violando così il diritto di replica della minoranza linguistica friulana pesantemente offesa e attaccata nei suoi diritti linguistici e umani primari.

Tra queste centinaia e centinaia di lettere di protesta, c'era anche il Comunicato Stampa del Comitato 482. Anche questo Comunicato stampa fu del tutto ignorato dalla Redazione del settimanale l'Espresso.

Nel sito del Comitato 482, per chi ne fosse interessato, c'è un ricco dossier sugli attacchi della stampa italiana ai diritti linguistici del popolo friulano.  http://com482.altervista.org/dossier.htm
 

Comitât – Odbor – Komitaat – Comitato 482 
 
www.com482.org 
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Dossier: gli attacchi della stampa italiana
ai diritti linguistici del popolo friulano
1/8

 
Alla fine dell'estate 2009 la stampa italiana ha lanciato un pesante attacco contro la minoranza linguistica friulana cercando di dipingere la lingua friulana come un "dialetto" e definendo i (pochi) soldi impiegati per le politiche di tutela "uno spreco di danaro pubblico". In questo dossier si documentano questi attacchi mediatici e le campagne di risposta del Comitato 482. Il primo articolo contro i diritti linguistici del popolo friulano è stato pubblicato da "L'Espresso" a fine agosto 2009. We speak furlân. In Friuli il dialetto è già legge. Con insegnamento nelle scuole, cartelli bilingue e la traduzione simultanea alla Regione. Uno spreco da 35 milioni.

(da L'Espresso - 26 agosto 2009) (...)

Ecco il Comunicato di risposta del Comitato 482

Egregio Direttore de L’espresso, Daniela Hamaui,

non è la prima volta che la lingua friulana e la comunità che la parla si trovano ad essere attaccati sulla stampa, ma raramente ci è capitato di leggere un articolo così zeppo di faziosità, falsità, errori, imprecisioni, insinuazioni ed ironie fuori luogo come We speak furlân” di Tommaso Cerno, pubblicato sull’ultimo numero del settimanale da lei diretto. Talmente zeppo che, per rispondere debitamente a tutte le affermazioni scorrette e alle allusioni malevole fatte dall’autore dell’articolo, dovremmo impiegare ben più dello spazio che questa lettera ci offre. Per questo ci limiteremo a rispondere solo ad alcuni dei punti sollevati nell’articolo.

In Friuli il dialetto è già legge recita il sommario. Ad oltre 130 anni dalla pubblicazione dei “Saggi ladini” di Graziadio Isaia Ascoli, padre della glottologia italiana, non vi è ancora giunta notizia che il friulano non è un dialetto italiano, ma una lingua retoromanza strettamente imparentata col romancio (una delle quattro lingue nazionali della Svizzera) e col ladino dolomitico (che nella provincia di Bolzano è coufficiale con tedesco ed italiano)? Passi che non ne conosciate la storia e le caratteristiche, ma che non sappiate nemmeno che si tratta di una lingua riconosciuta come tale sia dallo stato italiano, sia dalle autorità europee non depone certo a vostro favore!

Quanto l’argomento vi sia ignoto è dimostrato anche dalla capacità di sbagliare praticamente tutte le parole in friulano citate nell’articolo, a cominciare da quella riportata nel titolo. Non di “furlân” si tratta, ma di “furlan”, e poi “Vignesje” per “Vignesie”, “dizionâr” per “dizionari”, ecc. È legittimo, allora, chiedersi con che accuratezza può riportare delle interviste un autore che non è nemmeno capace di trascrivere correttamente una parola? Ne sapranno certamente qualcosa i citati Edouard Ballaman (presidente del Consiglio regionale del Friuli – Venezia Giulia) e Sergio Cecotti (ex sindaco di Udine)…

Alla base di tutto c’è un concetto molto semplice: i diritti linguistici sono parte dei diritti umani e la loro garanzia è uno dei compiti fondamentali di una vera democrazia. Era chiaro per i padri costituenti dell’Italia repubblicana che, non a caso, hanno affrontato la questione nell’articolo 6 della Costituzione della Repubblica italiana. Un po’ meno chiaro per i loro successori, purtroppo, visto che per la parziale attuazione di tale articolo hanno atteso oltre cinquant’anni: è solo del 1999, infatti, la prima legge statale (482/99) di tutela della minoranze linguistiche. Un risultato ottenuto anche grazie alle dure battaglie dei friulani, a cominciare dal deputato comunista Mario Lizzero, uno dei massimi esponenti della Resistenza friulana.

Proprio la 482/99 prevede per i friulani, e per altre undici comunità minorizzate, la tutela parziale dei loro diritti linguistici garantendo la presenza della loro lingua propria nella scuola, nelle amministrazioni pubbliche, nella toponomastica e nella radiotelevisione pubblica.

A proposito, se proprio ci tenete a pubblicare qualcosa sull’argomento, perché non fate una bell’inchiesta sulle ripetute violazioni e sui ritardi nell’applicazione della legge statale 482/99? Basterebbe citare la violazione di quanto previsto dalla 482 da parte degli ultimi contratti di servizio tra il Ministero delle Comunicazioni e la RAI: altro che la “tv bilingue” descritta dall’autore dell’articolo! Una situazione denunciata più volte dalle autorità europee attraverso le Raccomandazioni sull'applicazione della “Convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali” (che, pensate un po’, si applica anche ai friulani!), ma di cui la “grande” stampa italiana si è sempre disinteressata, forse perché troppo impegnata a dare un’interpretazione in chiave moderna del fascistissimo “Vietato sputare per terra e parlare in dialetto”.

Relativamente alle cifre spese e ai risultati ottenuti, ci limitiamo a citare un solo caso, quello del Grant Dizionari Bilengâl Talian – Furlan” (GDBTF). “Dopo dieci anni non ne esiste una sola copia su carta” si legge nell’articolo. Peccato che l’autore del pezzo si dimentichi di ricordare che tale opera (che se stampata richiederebbe diversi volumi) è nata come strumento informatico e non cartaceo! La cui prima edizione è disponibile da anni in rete sul sito del “Centri Friûl Lenghe 2000”, dove è stato consultato oltre 200.000 volte e scaricato da oltre 5.000 persone (oltre alle 8.000 copie distribuite su cd), e la cui seconda edizione ampliata è stata presentata ufficialmente nel 2008 con altrettanto successo. Per l’autore dell’articolo, tuttavia, il GDBTF rappresenta un chiaro esempio dei “risultati non sempre brillanti” ottenuti con i fondi per il friulano. Non la pensano così un certo Tullio De Mauro ed inutili istituti di periferia quali l’Università di Stoccolma, l’Istituto di Ricerca per le Lingue della Finlandia, il CNR di Pisa. Secondo voi a chi viene più facile dare credito? Rimane però la questione delle spese sostenute: secondo esperti esterni al GDBTF pare che, opere analoghe fatte altrove, siano costate molto, ma molto di più… Alla faccia degli sprechi!

È possibile che i miseri fondi per il friulano (fare paragoni con i fondi per il catalano, il basco o il gallese – in questi ultimi due casi con un numero di parlanti simile a quello del friulano – ci sembra umiliante per lo stato italiano, ma perfino la Francia centralista investe di più per il bretone, parlato da circa 300 mila persone, di quanto non facciano attualmente il Governo italiano e la Regione Friuli – Venezia Giulia per il friulano) abbiano attirato degli approfittatori. È possibile, inoltre, che ci siano state delle spese inutili e degli sprechi. Però, ci piacerebbe conoscere anche un solo settore in cui, nello stato italiano, non ve ne siano, a cominciare dai finanziamenti pubblici per l’editoria e per la stampa: soldi pagati da tutti i cittadini italiani, anche da noi poveri contadini e montanari che ci ostianiamo a “speakare furlân”. Con le poche risorse a disposizione e con la passione e le competenze di molti volontari in Friuli si sta cercando di garantire i diritti linguistici: cioè la possibilità per tutti di utilizzare la propria lingua madre in maniera normale, ossia in tutti gli ambiti della vita. È un concetto base della democrazia e del rispetto dei diritti umani. Per cui che vi permettiate di parlare di “uno spreco da 35 milioni” e di “follie federaliste” più che un insulto a quanti da anni si battono per il riconoscimento dei diritti linguistici propri ed altrui (la nostra battaglia, infatti, vale anche per le altre comunità minorizzate che vivono nello stato italiano) è una macchia sulla capacità del giornalismo italiano di abbandonare gli stereotipi del nazionalismo italiano (fascista e non) e di trattare con rispetto e con onestà quanti sono diversi per lingua ed identità.

Cordiali saluti.


Udine, 30/08/2009

Il portavoce del Comitato 482

Carlo Puppo

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E SEMPRE DAL DOSSIER
DEL COMITATO 482

http://com482.altervista.org/dossier.htm
 
pubblichiamo due lettere che riteniamo  significative e rappresentative delle centinaia e centinaia di lettere inviate  alla Redazione del settimanale l'ESPRESSO e mai pubblicate sul settimanale stesso. 
 

Spettabile Direttore,

mi è dispiaciuto molto leggere sulla sua rivista l'articolo "We speak furlân" di Tommaso Cerno.

Tale articolo riporta un'incredibile quantità di errori e, dispiace dirlo, menzogne: a Cerno infatti non si può nemmeno concedere la scusa della scarsa informazione, visto che conosce personalmente la realtà friulana, ma la ritrae del tutto deformata per pura mala fede. Invece di gettare il fumo negli occhi ai lettori con la fantomatica enormità degli sprechi pubblici rispetto alle lingue minoritarie, la cui tutela al contrario è drammaticamente sottofinanziata, mi parrebbe molto più opportuno che la sua rivista pubblicasse un'inchiesta seria sulla reale situazione delle lingue minoritarie in Italia. Pare infatti non vi siate accorti che, nonostante in Italia esistano, siano riconosciute e ufficialmente tutelate 12 minoranze linguistiche storiche, nella maggioranza dei casi, le istituzioni stesse infrangano la Costituzione e le leggi della Repubblica Italiana, continuando una politica di nazionalismo sciovinista che finisce per impoverire il "Bel Paese" e per allontanarlo dall'Europa e dalla democrazia. Complimenti a Tommaso Cerno per il suo contributo personale in questo percorso verso l'inciviltà: all'Espresso invece, l'augurio di mettere a fuoco con più lucidità uno dei punti dolenti della nostra società: quello dell'accettazione e della valorizzazione delle diversità, anche di quelle linguistiche.

Sandri Carrozzo

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Preg.mo Signor Direttore,

ho letto con interesse l'articolo "We speak furlân" (l'accento circonflesso è di troppo!) di Tommaso Cerno pubblicato sull'ultimo numero di «L'Espresso». Le informazioni in esso riportate, cioè i dati sulle importanti misure di promozione adottate per la salvaguardia del friulano (non importa se 'dialetto' o 'lingua'), dovrebbero far inorgoglire i cittadini Italiani: finalmente anche il nostro Paese, sia pure dedicandovi poche risorse economiche (mi riferisco agli scarni due milioni e mezzo di euro stanziati per l'anno corrente dallo Stato da dividere fra tutte le 12 comunità di lingue storiche minoritarie tutelate dalla legge 482/1999) ha cominciato ad allinearsi con quanto civilmente già da tanto tempo si è fatto o si sta facendo in Europa nello stesso campo con l'impiego di risorse superiori decine se non centinaia di volte ai nostri stanziamenti statali. Ai fondi dello Stato la Regione Friuli-Venezia Giulia ha aggiunto, meritoriamente, la sua parte, consapevole dell'importanza della salvaguardia di un patrimono linguistico-storico-culturale rappresentato da più di mezzo milione di parlanti attivi (cui se ne aggiungono alcune centinaia di migliaia con competenza passiva). E invece no: il tono sarcastico-denigratorio-canzonatorio-mistificatore che, mescolato alla presentazione dei fatti, serpeggia in tutto l'articolo vuole abilmente convincere il lettore che si tratta di operazioni di poco conto, inutili, ridicole, peggio ancora di «Uno spreco da 35 milioni» (senza però sottolineare che si tratta della somma stanziata nei bilanci di complessivi 14 anni).

Ritengo che il pezzo di Tommaso Cerno possa essere proposto nelle scuole di giornalismo quale modello atto a dimostrare come gli stessi fatti e dati, a seconda della interessata manipolazione del regista esperto, possano portare a conclusioni lodevolmente positive o riprovevolmente negative.

Saluti distinti,

G. Frau

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BUONA GIORNATA INTERNAZIONALE
 
DELLA LINGUA MADRE!!
 
LA REDAZIONE DEL BLOG
 

5 commenti:

  1. La Giornata Internazionale della Lingua Madre, è stata istituita nel 1999 dall’Unesco, per promuovere la diversità linguistica e culturale e il multilinguismo. Viene celebrata in tutto il mondo a ricordo di un drammatico episodio risalente al 21 febbraio 1952, nel quale quattro studenti bengalesi dell’Università di Dacca (a cui se ne aggiunsero altri nei giorni a seguire), furono uccisi dalla polizia di quello che allora era il Pakistan orientale, mentre rivendicavano l’ufficialità della loro lingua, il bengalese.

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  2. E' di fondamentale importanza, sotto elezioni, far conoscere cosa hanno veramente fatto e detto i candidati. Non conta nulla quello che dicono e promettono durante la campagna elettorale. Conta quello che realmente pensano e hanno palesato nella vita vera, nella professione. Cerno sul friulano e quindi per il Friuli pensa quello che ha scritto in quella intervista. Ne tengano conto i friulani quando al seggio metteranno la crocetta.
    Naturalmente bisogna sviscerare anche le perle di altri candidati, di qualsiasi partito e schieramento perché, parafrasando un noto detto: "In vita veritas".

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    1. mandi Ubaldo,

      è vero che ci sono anche altre perle, come ad esempio quella dell'ex Presidente di regione Renzo Tondo per il quale la tutela della lingua friulana è una "CAZZATA". E altre perle potremmo ancora menzionare...

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  3. Cerno ignora perfino la grammatica italiana: ha scritto "cartelli bilingue" anziché "bilingui" !

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  4. C'è comunque un dato di fatto da evidenziare: l'assenza in regione nel dibattito elettorale dei diritti linguistici dei friulani, sloveni e germanici (solo oltre il 50 % dell'intera popolazione regionale).

    Il tema più gettonato è i nomi dei politici da mettere in lista: forse è un po' poco?

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