martedì 15 novembre 2016

REFERENDUM, ALCUNI QUESITI FONDAMENTALI di ROBERTO DOMINICI


 
 
REFERENDUM,

ALCUNI QUESITI FONDAMENTALI

di

Roberto Dominici


Quando i cittadini sono chiamati ad esprimersi esercitando la propria sovranità, il nostro invito è di informarsi personalmente, al fine di avere chiari tutti gli elementi di giudizio circa la posta in gioco e le sue durature conseguenze”.

Così il Presidente della Cei nella prolusione al Consiglio episcopale a proposito del prossimo referendum. Ricordo poi che il Presidente Einaudi era solito dire che per decidere bisogna prima conoscere. Nel caso del referendum, dunque, è bene ascoltare tutti ma poi riflettere e decidere in proprio senza lasciarsi trascinare da logiche di appartenenza, da slogans spesso superficiali, dalla sola formulazione dei quesiti.

La materia oggetto di referendum è vasta e complessa e, pertanto, richiederebbe un esame articolato ed approfondito che, purtroppo, non è possibile fare in un intervento di estrema sintesi.

Ad esempio: Senato sì, Senato no, Senato diverso. Credo però che ciò che interessa di più sia il tema della autonomia regionale con riguardo specifico alla nostra. Ed allora proviamo a porci insieme alcuni interrogativi.

La nuova disciplina costituzionale definisce le materie di esclusiva competenza dello Stato e quelle di competenza delle Regioni. Ciò, in linea di principio, è positivo. Ma tra le competenze dello Stato sono inserite pure le materie cosiddette “ripartite”, cioè quelle che oggi sono a competenza “mista” dello Stato e delle Regioni. Si dice che ciò avviene per evitare conflitti di attribuzione. Se questa è la ragione, è da ritenersi positiva la soluzione adottata (tutto in capo allo Stato) o si poteva pensare altrimenti, per esempio mantenere la competenza “mista” e precisare bene, per entrambi i soggetti istituzionali, i termini dell'esercizio delle competenze ripartite? Eppoi: è un bene che il territorio non abbia “potere” alcuno su questioni e problemi che comunque lo riguardano? È da ritenersi positiva questa “recisione” dell'autonomia regionale in genere con conseguente riaccentramento in sede nazionale?

Per le Regioni a statuto speciale, quindi anche il F.V.G., la legge a giudizio referendario precisa (art. 39, comma 13) che “le disposizioni di cui al Capo IV (tra esse quelle suindicate) non si applicano alle Regioni a statuto speciale … fino alla revisione dei rispettivi statuti sulla base di intese con le medesime Regioni ….”. Dunque un “regime transitorio” durante il quale si va avanti con lo statuto vigente. È pacifico che prima o poi tale regime dovrà avere conclusione; credo più prima che poi poiché tutto l'assetto istituzionale dovrà allinearsi alle nuove disposizioni costituzionali.
 
Che succederà in quel momento con riguardo alle nostre competenze? Saranno mantenute? Saranno ampliate come vorrebbero i cultori della specialità o saranno ristrette in ossequio alla “filosofia” ispiratrice dell'attuale riforma e cioè più Stato?
 
La norma dice che la revisione dello statuto speciale avviene “d'intesa” con la Regione, il che, secondo alcuni, è elemento di garanzia per la specialità e, secondo altri, è addirittura occasione di revisione in meglio della stessa. Ma sarà così? Che rapporto si instaurerà con lo Stato nel momento in cui si andrà a definire l'”intesa”? Regione e Stato saranno veramente nei fatti e non solo formalmente sullo stesso piano negoziale o lo Stato tenderà a prevalere? Per i reggenti della Regione sarà determinante, come è decisamente auspicabile, il dovere di rappresentare le esigenze dei nostri territori o esso, per necessità comprensibili ancorché non giustificabili, cederà il passo ad altre ragioni od esigenze?
 
Ed ancora: che “peso” avrà l'”intesa” nei confronti del Parlamento chiamato poi a legiferare? Ed ai fini dell'”intesa” si potrà prescindere dai principi ispiratori della riforma che sono volti a potenziare il ruolo dello Stato, non quello delle Regioni?

A mio giudizio meglio sarebbe stato se la norma, senza addentrarsi sul territorio della revisione dello statuto speciale, si fosse limitata a prevedere l'“intesa” per l'attribuzione alla Regione di ulteriori competenze rispetto a quelle già in essere. Con una norma così non avrebbero spazio gli interrogativi prima posti. Ma così non è.

C'è poi la “clausola di supremazia” (art. 31 della legge costituzionale) secondo la quale la legge nazionale può intervenire anche sulle materie di competenza regionale “quando lo richieda il Governo per la tutela dell'unità giuridica ed economica della Repubblica, ovvero la tutela dell'interesse nazionale”. Come dire a ciascuna Regione: hai sì la competenza su questa o quella materia ma essa può essere “espropriata” caso per caso ricorrendo le situazioni appena dette. È la classica “spada di Damocle. Va bene così? Va bene rischiare la “compressione” della specialità nel suo complesso ed il possibile “svuotamento”, nei casi suindicati, di competenze già proprie?

Questi sono ovviamente solo alcuni spunti per stimolare la riflessione e sono riferiti, come dicevo all'inizio, esclusivamente a temi che attengono l'autonomia regionale.
 
Dobbiamo essere consapevoli del fatto che col referendum sono gli elettori, cioè ciascuno di noi, e non altri ad assumere la decisione finale. Ciascuno con la propria valutazione e con la propria visione del futuro assetto istituzionale.
 
La risposta agli interrogatori posti può aiutare a decidere. Almeno me lo auguro.

Roberto Dominici

------------------

Il documento a firma di Roberto Dominici  è stato pubblicato sul settimanale dell'Arcidiocesi di Udine, LA VITA CATTOLICA, mercoledì 9 novembre 2016 – Rubrica “Giornale aperto”; è' stato pubblicato sul quotidiano IL MESSAGGERO VENETO (Ud), mercoledì 16 novembre 2016, rubrica "Idee" a pagina  41
 
La Redazione del Blog ringrazia Roberto Dominici, già Assessore regionale alla ricostruzione (post terremoto del 1976) della regione Friuli – Venezia Giulia, per averle concesso la pubblicazione del suo documento.

Colori, grassetto e sottolineato sono della Redazione del Blog.

..................


1 commento:

  1. Segnaliamo che Roberto DOMINICI è uno dei soci fondatori, assieme a Arnaldo Baracetti e Gianfranco D'Aronco (e molte altre personalità friulane) del "Comitato per l'autonomia e il rilancio del Friuli", comitato di cui fa ancora parte.

    RispondiElimina