martedì 18 ottobre 2016

REFERENDUM COSTITUZIONALE - IL VERO QUESITO: "VUOI CHE VENGA CANCELLATO L'ART. 5 DELLA COSTITUZIONE ITALIANA?"


REFERENDUM COSTITUZIONALE

DEL 4 DICEMBRE 2016


IL VERO QUESITO:

1)   VUOI    CHE   VENGA    “CANCELLATO”
IL FONDAMENTALE PRINCIPIO AUTONOMISTICO PREVISTO ALL'ART. 5 DELLA COSTITUZIONE ITALIANA ?

2) VUOI CHE  LA DEMOCRAZIA PARLAMENTARE   SIA   SOSTITUITA DA "UN UOMO SOLO AL COMANDO"?

3) VUOI CHE IL SISTEMA REGIONALISTICO VOLUTO DAI PADRI DELLA COSTITUZIONE ITALIANA VENGA SMANTELLATO E TUTTE LE COMPETENZE PIU' IMPORTANTI  PER LA GESTIONE DEL TERRITORIO SIANO GESTITE "IN VIA ESCLUSIVA" DAL POTERE CENTRALE (STATO e GOVERNO) CON  - IN PIU' - LA CLAUSOLA COSTITUZIONALE DELLA "SUPREMAZIA DELLO  STATO" ANCHE NELLE POCHE COMPETENZE LASCIATE ALLE REGIONI ? 

SI         NO

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PRINCIPI FONDAMENTALI

DELLA COSTITUZIONE ITALIANA

ART. 1 – 12:



Articolo 5

della Costituzione italiana



La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell'autonomia e del decentramento [cfr. art. 114 e segg., IX].


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Commento della Redazione del Blog


1) Il principio autonomistico è uno dei “principi fondamentali” e “non modificabili” della Costituzione italiana. Con la riforma costituzionale Renzi – Boschi (legata strettamente alla riforma elettorale ITALICUM), questo principio verrà AGGIRATO a favore di una pericolosissima centralizzazione del potere nelle mani di un “uomo solo al comando” in aperta violazione del principio autonomistico.


2) dal sito internet “Impariamo la Costituzione”



L’articolo 5 introduce, in via di principio, la garanzia di un’ampia libertà conferita alle diverse collettività territoriali nel perseguimento e nella gestione di interessi locali, mediante il riconoscimento di una posizione di autonomia in favore dei rispettivi enti esponenziali. Con l’articolo 5 Il principio autonomistico da modello organizzativo è elevato a principio fondamentale dell’ordinamento costituzionale.
  
3) Cosi si è espresso l'Avv. Prof. VALERIO ONIDA - Presidente Emerito della Corte Costituzionale - il 17 ottobre 2016 a Udine


"la proposta Boschi-Renzi è estremamente pericolosa per il regionalismo italiano, che è principio fondamentale della Costituzione (art. 5)... la revisione costituzionale prossimamente sottoposta a referendum ha chiaramente una tendenza centralistica e un volto anti-regionalista, con disposizioni punitive nei confronti delle Regioni anzitutto ordinarie....  anche le clausole transitorie previste per le Regioni a Statuto Speciale sono ambigue e pericolose ... se vince il SI, anche le Regioni Autonome, ad esempio nel nuovo Senato (che non è una vera Camera delle Regioni e seguirà impostazioni di carattere politico-partitico, restando libero di proporre emendamenti per la futura revisione dei loro Statuti Speciali, anche in senso diverso rispetto a qualsiasi intesa paritetica Stato-Regione), risentiranno di un nuovo contesto ulteriormente e pesantemente anti-autonomista, caratterizzato oltretutto da avversione proprio nei confronti della specialità, che pure avrebbe tuttora molte giustificazioni geografiche e storiche e anche linguistiche.... le Autonomie Speciali non riusciranno mai a sopravvivere per molto tempo allo svuotamento quasi completo del sistema regionale ordinario che deriverebbe da questa riforma, poiché le altre Regioni, se svuotate di potere, cercheranno una qualche forma di compensazione ... le Autonomie Speciali non vivono nel vuoto; devono anch'esse temere questa riforma; mi meraviglio che non abbiano alzato la voce per difendere anzitutto il loro diritto all'autonomia, ma anche più in generale tutto il sistema regionale anche ordinario, e indirettamente i loro stessi interessi alla differenziazione più avanzata ... Se vince il SI, il nuovo clima sarà dominato da una pericolosa concentrazione di potere in capo allo Stato centrale e al Governo, che sta già svuotando molte forme di democrazia territoriale diretta, come quella provinciale, già passata in regime di secondo grado e oramai prossima all'abolizione completa......

io al prossimo referendum del 04 Dicembre 2016 voto NO

Avv. Prof. Valerio Onida, Presidente Emerito della Corte Costituzionale, Udine il 17 Ottobre 2016)


(Fonte: avv. Luca Campanotto – Udine - presente  alla conferenza ieri  17 ottobre.)

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Questo il link al video "You tube" della conferenza, in difesa del regionalismo e delle autonomie, tenuta ieri 17 ottobre 2016 a Udine, dal prof. Valerio Onida, Presidente emerito della Corte Costituzionale.

https://youtu.be/rD-nAytEk5M


(Fonte "Associazione Friuli Europa", che la redazione del Blog ringrazia)


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VOTIAMO “NO”

IL 4 DICEMBRE 2016


PER DIFENDERE:

LA DEMOCRAZIA PARLAMENTARE

LA SOVRANITA' DEL POPOLO ITALIANO

E L'AUTONOMIA SPECIALE
DELLA NOSTRA REGIONE


LA REDAZIONE DEL BLOG

5 commenti:

  1. In sostanza con questa riforma costituzionale Renzi - Boschi - Verdini si vogliono ridurre moltissimo le competenze delle regioni in violazione dell'art. 5 della Costituzione italiana. Questo perchè l'autonomia regionale che discende direttamente dall'art. 5 della Costituzione itliana è considerata dal Governo Renzi un impedimento, un OSTACOLO alla sua volonta di "FARE TUTTO QUELLO CHE VUOLE", senza interferenze!!

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  2. Con questa riforma costituzionale (+ la legge elettorale ITALICUM) IMPOSTA e DETTATA al Parlamento italiano da MATTEO RENZI, l'Italia non è più una DEMOCRAZIA PARLAMENTARE!!!

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  3. La così chiamata "CARTA DI UDINE" - ottobre 2016 - sottoscritta anche dalla Presidente Debora Serracchiani è CARTA STRACCIA. E ciò perchè qualsiasi patto Stato-regione Friuli può essere STRAVOLTO dal Senato (Senato a suo volta stravolto dalla DE-FORMA costituzionale di MATTEO RENZI). Un nuovo Senato in cui la nostra regione avrà ben....due senatori scelti dal Consiglio regionale e non dai cittadini e che ben poco potranno fare contro la volontà dei senatori che rappresentano le Regioni a statuto ordinario...regioni ordinarie che ovviamente cancelleranno tutte le competenze delle regioni a statuto speciale che non hanno anche loro....

    La cosa è più che ovvia, salvo per il Partito democratico della regione Friuli che continua con gli slogan renziani!!!

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  4. da FACEBOOK "Sono speciale VOTO NO":


    Sono Speciale VOTO NO presso Auditorium Menossi.

    30 settembre alle ore 10:39 ·
    ....

    Andrea Pertici sostiene che la nostra Costituzione è stata "spaccata" congelando la prima parte è cercando di stravolgere la seconda. Ad esempio l'articolo 5, nella prima parte, dice che l'Italia promuove le autonomie mentre la seconda parte, riformata, nega questo principio.

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  5. Dal sito internet del settimanale dell'Arcidiocesi di Udine, LA VITA CATTOLICA

    http://www.lavitacattolica.it/L-Opinione/Poker-con-le-riforme-in-palio-la-specialita

    "(...) Nel testo della riforma costituzionale su cui saremo chiamati ad esprimerci il 4 dicembre, c’è scritto ben altro, purtroppo. È vero, c’è una «clausola di salvaguardia» delle attuali autonomie speciali: la riforma costituzionale non si applica alle Regioni a statuto speciale e alle Province autonome «fino alla revisione dei rispettivi statuti sulla base di intese con le medesime Regioni e Province autonome».

    Il problema è che, una volta raggiunta l’intesa, su base paritaria, ad approvarla dovrà essere il Parlamento, e in particolare quel Senato delle autonomie in cui saranno maggioranza schiacciante i rappresentanti delle Regioni Ordinarie, non teneri rispetto ai maggiori poteri delle Speciali, vissuti come privilegi. Ogni senatore potrà proporre emendamenti all’intesa, che la maggioranza potrà approvare a suo piacimento.

    Lo dice il nuovo art. 117, lo stesso nel quale troviamo impresso il principio della supremazia statale: «Su proposta del Governo, la legge dello Stato può intervenire in materie non riservate alla legislazione esclusiva (regionale, Ndr) quando lo richieda la tutela dell’unità giuridica o economica della Repubblica, ovvero la tutela dell’interesse nazionale». Dopo l’intesa, se ne ricorrono i presupposti, anche la specialità dovrà inchinarsi a questo principio formulato in modo amplissimo.

    Infine il terzo punto debole lo troviamo all’articolo 119: l’autonomia finanziaria delle Regioni deve rispettare «quanto disposto dalla legge dello Stato ai fini del coordinamento della finanza pubblica». Questo vuol dire che non assisteremo più a patti tipo Tondo-Tremonti e Serracchiani-Padoan: il governo, sulla compartecipazione delle Regioni speciali al gettito di tasse e tributi, può decidere da solo. (...)

    ROBERTO PENSA – Direttore Responsabile del settimanale della Arcidiocesi di Udine, LA VITA CATTOLICA

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