domenica 30 agosto 2015

STORIA DEL CONFINE ORIENTALE - UNA IMPORTANTE "RELAZIONE" MAI DISTRIBUITA NELLE SCUOLE IN ITALIA E OGGI "VOLUTAMENTE" DIMENTICATA.


STORIA

DEL CONFINE ORIENTALE

RELAZIONI ITALO-SLOVENE 1880-1956
 
Relazione della Commissione

storico-culturale italo-slovena

 
Una importante “Relazione”
mai distribuita nelle scuole italiane
e oggi "volutamente" dimenticata. 
 
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TESTO INTEGRALE DELLA RELAZIONE

(VERSIONE UFFICIALE)


LETTERE ACCOMPAGNATORIE DEI COPRESIDENTI

On. Sig.
Ministro degli Affari Esteri
della Repubblica Italiana

On. Sig.
Ministro degli Affari Esteri
della Repubblica di Slovenia



Signor Ministro,
con scambio di note intervenuto nel mese di ottobre 1993 tra i ministri degli affari esteri d'Italia e Slovenia veniva convenuta l'istituzione di una Commissione mista storico-culturale italo-slovena con la finalità di effettuare una globale ricerca e disamina di tutti gli aspetti rilevanti nella storia delle relazioni politiche e culturali bilaterali.

La Commissione sopra indicata era prevista comporsi da un Copresidente e sei membri per ciascuna delle due parti e si disponeva che producesse un rapporto finale in forma riservata da sottoporre ai due Governi.

In prima composizione, la Commissione per Parte italiana, comprendeva i Signori: Prof. Sergio Bartole (Copresidente); Prof. Fulvio Tomizza; Sen. Lucio Toth; Prof. Fulvio Salimbeni, Prof. Elio Apih; Prof.ssa Paola Pagnini, Prof. Angelo Ara.

A seguito di diversi motivi si sono avute le dimissioni del copresidente, sostituito in tale qualità con lettera ministeriale del 10-03-1999 dal Prof. Giorgio Conetti, e dei membri Fulvio Tomizza e Elio Apih, sostituiti con i Proff. Marina Cataruzza e Raoul Pupo.

Per Parte slovena sono stati nominati nella Commissione: dr. Milica Kacin Wohinz (Copresidente), dr. France Dolinar, dr. Boris Gombač, dr. Branko Marušič, dr. Boris Mlakar, dr. Nevenka Troha e dr. Andrej Vovko.

Dopo le sue dimissioni il dr. Boris Mlakar è stato sostituito da Aleksander Vuga, nel marzo del 1996 si è dimesso invece il dr. Boris Gombač e nella Commissione è rientrato il dr. Boris Mlakar.

La Commissione si riuniva in seduta plenaria i giorni 19 novembre 1993 a Venezia; 4/5 febbraio 1994 a Otočec; 20/21 maggio 1994 a Passariano (Udine); 17/18 marzo 1995 a Bled; 3 giugno 1995 a Aquileia; 12/13 aprile 1996 a Portorose - Portorož; 5 ottobre 1999 a Gorizia; 20 novembre 1999 a Capodistria - Koper; 27 giugno 2000 a Udine.

All'inizio dei suoi lavori la Commissione individuava come rilevante per la propria opera il periodo storico dal 1880 al 1956, cioè dagli inizi della determinazione delle aree politico-nazionali di confine sino alle immediate conseguenze della delimitazione del memorandum di Londra. Ai fini di una più chiara redazione del rapporto ha suddiviso la tematica esaminata secondo la periodicizzazione storica consolidata in 4 periodi rispettivamente per gli anni 1880-1918; 1918-1941; 1941-1945; 1945-1956.

Nella sessione di Udine del 27 giugno 2000 la Commissione adottava all'unanimità il proprio rapporto finale.


Le Copresidenze della Commissione assistite dai collaboratori prof. Marina Cataruzza, dr. Nevenka Troha e dr. France Dolinar si sono, quindi, riunite il 25 luglio 2000 a Capodistria - Koper per provvedere a un controllo finale delle versioni italiana e slovena dei testi, al seguito del quale hanno l'onore di trasmetterli alle S.S.L.L., concludendo in tal modo il proprio mandato.
Dr. Milica Kacin Wohinz
Prof. Giorgio Conetti


Onorevole signor Ministro,
i sottoscritti prof. Giorgio Conetti e dr. Milica Kacin Wohinz, Copresidenti della Commissione storico-culturale italo-slovena, all'atto di trasmettere il testo della relazione finale, adottata dalla Commissione sui rapporti tra i due popoli nel periodo 1880 - 1956,
si permettono di suggerire, quali forme opportune di utilizzo del documento, i seguenti atti:
  • presentazione pubblica ufficiale della relazione nelle due capitali, possibilmente in sede universitaria, come segno di stabile riconciliazione tra i due popoli;
  • pubblicazione del testo nelle versioni italiana e slovena;
  • raccolta e pubblicazione degli studi di base;
  • diffusione della relazione nelle scuole secondarie.
Con la migliore osservanza,
Dr. Milica Kacin Wohinz
Prof. Giorgio Conetti
 
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NOTA DELLA REDAZIONE DEL BLOG
 
 
In Italia la "Relazione" risulta essere rimasta nascosta nei cassetti del Parlamento italiano che l'aveva commissionata nel 1993 e risulta priva di una pubblicazione ufficiale da parte dei governi italiani. Non risulta essere stata distribuita nelle scuole secondarie italiane. Pare non piaccia alle associazioni degli esuli istriani e al nazionalismo italiano.
 
Eppure gli storici che hanno elaborato la "Relazione" sono tutti storici importanti e soprattutto scelti accuratamente dai Governi di Roma e di Lubiana.
 
Questa "Relazione" mette in discussione il mito degli "Italiani brava gente" e per quanto riguarda le cause dell'esodo degli italiani d'Istria non risulta avvalorare la tesi della "pulizia etnica".
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(...)  Il Rapporto sloveno-italiano relativo al passato è un documento destinato al futuro. Nel suo messaggio vi è la consapevolezza che i contrasti avuti nella storia non devono trasformarsi in discordie del presente e oberare le relazioni del futuro. Se saremo in grado di accettare la storia, le nostre relazioni saranno maggiormente improntate alla spontaneità e all'amicizia.

La storia non può venire conformata o assoggettata alla volontà degli attuali governanti. Il Rapporto comune italo-sloveno raccoglie dati che a molti non piaceranno. I contenuti del documento in Slovenia non vengono respinti, li accettiamo in quanto relativi a fatti storici.

Il documento riconosce agli Sloveni della Primorska/Litorale tenacia nella tutela della propria coscienza nazionale e politica, ed assume un atteggiamento critico nei confronti del fascismo italiano. Tra coloro che conoscono solo superficialmente gli eventi passati, ci sarà anche chi si sorprenderà nel verificare che la storia comune non è contrassegnata soltanto dalle foibe. In effetti, il documento non è destinato a chi non vuole accettare tale verità. Non era nelle intenzioni degli autori cercare di persuadere chi rimane irremovibile nelle proprie convinzioni (...)
 
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Periodo 1945 - 1956
 
 
(...)
 
7. Fra le ragioni dell'esodo vanno tenute soprattutto presenti l'oppressione esercitata da un regime la cui natura totalitaria impediva anche la libera espressione dell'identità nazionale, il rigetto dei mutamenti nell'egemonia nazionale e sociale nell'area, nonché la ripulsa nei confronti delle radicali trasformazioni introdotte nell'economia. (....)
 
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venerdì 28 agosto 2015

REGIONE - ESULI ISTRIANI, FIGLI DI UN "DIO MAGGIORE"?


 
 

REGIONE

ESULI ISTRIANI

FIGLI DI UN “DIO MAGGIORE”?


Questa la miseria di fondi stanziati dalla Regione a favore della minoranza linguistica friulana (circa 600 mila friulanofoni!): solo lo 0,02% del bilancio regionale 2014, pari a euro 2,4 (leggisi: DUE euro e 40 centesimi!) per ogni parlante la lingua friulana! E nel 2015 non è andata meglio!

 
E questo il regalo previsto dalla Regione alla “potentissima lobby”  degli esuli istriani della nostra regione:

BUS QUASI GRATIS AGLI ESULI

(…) un abbonamento quasi gratuito: in base alla legge avrebbero potuto pagare la tessera solo 5 euro e 15 centesimi, anziché 343,50 come accade per gli altri cittadini. Ciò in virtù di una norma proposta dal centrodestra nel 2007: un comma inseriva tra i beneficiari, insieme a invalidi, ciechi e sordomuti, pure istriani, fiumani e dalmati di tutta la regione. (…)

18 agosto 2015

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E i politici eletti in Friuli?

Zitti e addormentati

come sempre!


 

lunedì 24 agosto 2015

"L'ITALIA E LE SUE MINORANZE LINGUISTICHE: LE FIGLIE DI UN DIO MINORE" di FELICE BESOSTRI


 
 
 
RICEVIAMO E PUBLICHIAMO

L’Italia
 
e le sue minoranze linguistiche:

le figlie di un dio minore

 
di

On.le Felice Besostri


http://www.felicebesostri.it/?p=3767

23 agosto 2015
 

Non è stato facile dare attuazione art. 6 Cost., quello che dice “La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche”.
 
Fino all’entrata in vigore della legge n. 482 del 1999, non c’erano apposite norme di legge statale, che le tutelassero, ma tuttavia alcune minoranze all’ombra di trattati internazionali, ebbero una tutela rafforzata addirittura di livello costituzionale, perché gli STATUTI DELLE REGIONI E PROVINCE AUTONOME sono approvati con legge costituzionale. 
Tuttavia solo 3 lingue minoritarie godettero di questa protezione la francese della Val d’Aosta, la tedesca della Regione Trentino - Alto Adige- Sudtirolo e, la slovena della Regione Friuli - Venezia Giulia, a dire il vero quest’ultima in misura minore.
 
Il diavolo si annida nei dettagli e non è un caso che l’art. 1 c. 1 della legge n. 482/1999 "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche" reciti “La lingua ufficiale della Repubblica è l'italiano”. Uno dei tanti paradossi italiani, infatti Roma, già capitale del Regno d’Italia, con il trasferimento della capitale da Firenze, grazie alla legge 3 febbraio 1871, n. 33, ha dovuto aspettare l’arrivo al Governo della Lega Nord per l’Indipendenza della Padania per diventare formalmente la Capitale della Repubblica (art. 114 c. 3 Cost. introdotto con la legge costituzionale n. 3/2001).
 
Tra le tante incongruenze l’Italia ha firmato la Carta Europea per le lingue regionali e minoritarie il 27 giugno 2000, cioè ben otto anni dopo la sua stesura il 5 gennaio 1992 e non l’ha ancora ratificata a 15 anni di distanza dalla firma e a 23 dalla sua approvazione. Per fortuna la Convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali del 1 febbraio 1995 è stata firmata subito e ratificata il 3 novembre 1997.
 
Le norme nazionali e europee non tutelano le lingue, ma le persone che parlano una lingua minoritaria, anzi che parlano una lingua minoritaria in un territorio connotato dalla presenza di persone che la parlano: una tutela territoriale.
 
Per essere coerenti la tutela richiede interventi plurisettoriali che spaziano dalla tutela del territorio sia ambientale che idrogeologica, di sviluppo economico mirato alla valorizzazione dei beni materiali e immateriali tipici delle popolazioni minoritarie e su tutte lo sviluppo della conoscenza della lingua. Ebbene nella legge sulla buona scuola niente di tutto questo è assicurato. 
 
Nessun meccanismo prevede il mantenimento dei precari bilingui nel loro territorio, benché una scuola con una forte presenza della lingua minoritaria sia uno degli obiettivi delle norme nazionali ed europee.
 
E’ un principio acquisito che nella tutela delle minoranze non costituisce violazione del principio di uguaglianza, le azioni cosiddette di discriminazione positiva.
 
Orbene succederà invece che i precari appartenenti ad una minoranza linguistica, anche se coinvolto in programmi regionali di sportelli linguistici o di insegnamento nella lingua minoritaria siano trasferiti in Regioni senza presenza minoritaria e che in territori caratterizzati da una presenza di lingue minoritaria siano assegnate cattedre a bravissimi insegnati, ma assolutamente digiuni di conoscenze linguistiche e culturali nella lingua minoritaria. Alla fine i docenti minoritari saranno sradicati dalla loro comunità e le loro comunità private di elementi qualificati per il mantenimento della lingua.
 
Un tassello che si aggiunge alla progressiva scomparsa politica di rappresentanti delle lingue minoritarie nelle istituzioni pubbliche, con la solita eccezione della Val d’Aosta e della Provincia autonoma di Bolzano.
 
I comuni sono raggruppati a forza in Friuli e Venezia Giulia, con annullamento della minoranza slovena e mancato sviluppo dell’identità friulana. 
 
L’abolizione della democrazia elettiva diretta nelle province ha comportato l’abolizione di collegi caratterizzati da una presenza linguistica minoritaria, già compromessa a livello comunale da leggi elettorali maggioritarie e dalla diminuzione del numero dei consiglieri e dall’abolizione delle Comunità Montane.
 
Nelle elezioni politiche con l’Italicum esponenti di minoranze linguistiche possono aspirare ad un’elezione, solo se un partito nazionale li scelga come capolista in collegi dove la loro presenza sia consistente. 
 
Le minoranze filo-governative si sono messe in sicurezza perché in Val d’Aosta e in Trentino - Alto Adige/Sudtirolo i collegi uninominali li garantiscono, mentre in Friuli - Venezia Giulia i candidati triestini, che rappresentano il 18% della popolazione avranno il 40% della rappresentanza regionale nella Camera dei Deputati. La Sardegna, dove esiste la maggiore minoranza linguistica tutelata dalle legge n. 482/1999, non ha norme speciali nemmeno per il Parlamento Europeo, tanto che presto dovrà occuparsene la Corte Costituzionale su rinvio del Tribunale di Cagliari.

La tutela delle minoranze è uno dei diritti fondamentali della UE e uno dei suoi principi fondativi: “L'Unione si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze” (art. 2 TUE). L’Italia ed il suo governo li stanno violando.

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La Redazione del Blog ringrazia l'On. Felice Besostri per averci inviato il suo ottimo documento che pubblichiamo quale importante contributo ad un dibattito tanto fondamentale quanto assente sul piano politico regionale, e ciò in una regione che oggi è ad autonomia speciale esclusivamente perché  la maggioranza della sua popolazione storicamente parla una lingua diversa dalla lingua italiana (600 mila friulanofoni, 50 mila slovenofoni e qualche migliaio di germanofoni).

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Felice Besostri

Felice Besostri, del team di avvocati che ha ottenuto dalla Consulta l’affossamento del Porcellum, ora annuncia ricorsi contro la legge elettorale di Renzi: “Fino al 70% dei parlamentari ancora nominati”



Avv. Felice C. Besostri Avvocato amministrativista, docente di Diritto Pubblico Comparato a.a. 2005/2009, Commissione Affari Costituzionali Senato della Repubblica XIII Legislatura, Assemblea Parlamentare Consiglio d’Europa 1997/2001 (Commissione Giuridica dei Diritti dell’Uomo, Commissione Ambiente, sottocommissione selezione dei giudici della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo), ricorrente contro ammissione dei referendum elettorali e la legge elettorale per il Parlamento europeo, interveniente nei giudizi contro la legge elettorale per il Parlamento nazionale. Presidente Rete Socialista – Socialismo Europeo.
 
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Il grassetto e i colori sono
della Redazione del Blog 
 
 

giovedì 20 agosto 2015

RIFORMA ENTI LOCALI - FERMIAMO LO SCEMPIO ISTITUZIONALE!


REGIONE

RIFORMA ENTI LOCALI

PANONTIN-SERRACCHIANI



FERMIAMO LO

SCEMPIO ISTITUZIONALE

e una mentalità aziendalistica!


 
"(…) la furia riformatrice non può calpestare impunemente l’identità territoriale, i diritti tutelati dalla Costituzione e il ruolo dei sindaci, eletti dai cittadini ma trattati da questa giunta come zerbini e ridotti a una funzione meramente contemplativa. (...)"



Leggi tutto l'articolo
pubblicato sul quotidiano
Il Messaggero Veneto (Ud)
 

 
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Costituzione italiana
 
art. 114
 
 La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato.

I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni sono enti autonomi con propri statuti, poteri e funzioni secondo i principi fissati dalla Costituzione.

Roma è la capitale della Repubblica. La legge dello Stato disciplina il suo ordinamento.
 
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STATUTO SPECIALE DELLA REGIONE AUTONOMA FRIULI - VENEZIA GIULIA



Legge costituzionale 31 gennaio 1963, n. 1

e successive modifiche ed integrazioni

TITOLO II

Potestà della Regione

Capo I - Potestà legislativa

Art. 4

In armonia con la Costituzione, con i principi generali dell’ordinamento giuridico della Repubblica (1), con le norme fondamentali delle riforme economicosociali e con gli obblighi internazionali dello Stato, nonché nel rispetto degli interessi nazionali e di quelli delle altre Regioni, la Regione ha potestà legislativa nelle seguenti materie:

1) ordinamento degli Uffici e degli Enti dipendenti dalla Regione e stato giuridico ed economico del personale ad essi addetto;

1-bis) ordinamento degli enti locali e delle relative circoscrizioni (2);

omissis
 
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Una domanda all'Assessore PANONTIN
 
E LO SPAVENTOSO NUMERO DEI DIPENDENTI DEL COMUNE DI TRIESTE?
 
E LO SPAVENTOSO NUMERO DEI DIPENDENTI DELLA MINUSCOLA PROVINCIA DI TRIESTE?
 
TUTTO O.K. ASSESSORE PANONTIN?

TRIESTE E' INTOCCABILE?
 

SOLO I PICCOLI COMUNI FRIULANI
 
SONO UNO SPRECO?
 
 
LA REDAZIONE DEL BLOG
 
 

martedì 18 agosto 2015

ASSESSORI REGIONALI PEGGIO DI ATTILA!








Comitât pe Autonomie e pal Rilanç dal Friûl

Comitato per l'Autonomia e il Rilancio del Friuli

Udine



Agli organi di informazione in indirizzo

COMUNICATO STAMPA


Assessori regionali

peggio di Attila!



Dopo le note, recenti, vicende sulla Terna, adesso si prospetta la fusione coatta dei nostri Comuni. Non basta averli spogliati di risorse, competenze e dignità, con le UTI!

Premesso che la fusione “coatta” dei Comuni è palesemente incostituzionale e dunque vietata sia dalla Carta Costituzionale italiana che dallo Statuto di autonomia della nostra regione, non può che lasciare perplessi questa fuga in avanti dell'Assessore Panontin. Fuga in avanti che pare essere soprattutto una mossa propagandistica a favore di una operazione molto caldeggiata dalla Giunta regionale anche se non può realizzarsi senza l'approvazione delle popolazioni dei Comuni che si vorrebbero fondere “dall'alto”. Minimo ci vuole un referendum.

E, per quanto riguarda la lingua friulana, l'assessore è informato che i responsabili dei Ministeri, a parte un minimo finanziamento uguale per tutte le minoranze linguistiche, distribuiscono i finanziamenti – miserevoli a dire il vero – relativi alla legge 482/99, in base al numero dei Comuni e non in base alla popolazione residente? Già Roma dà pochissimo; con la fusione coatta (impossibile costituzionalmente parlando!) anche questa miseria quasi sparirà!

I friulani dovranno forse ricordare questa Giunta come rivale Attila: dove passano loro non crescerà più nemmeno l'erba.


Il Presidente del Comitato

Paolo Fontanelli

11 agosto 2015
 
 

sabato 15 agosto 2015

L'INCOSTITUZIONALITA' DELL'ITALICUM SPIEGATA DALL'AVVOCATO FELICE BESOSTRI.


 
LEGGE ELETTORALE

 
L'INCOSTITUZIONALITA'

DELL'ITALICUM

SPIEGATA DALL'AVVOCATO

FELICE BESOSTRI



"se il popolo non vuole dare una maggioranza a un partito perché questo se la deve prendere con un “trucco” elettorale?

(...) il premio è tanto più consistente quanto minore è il consenso elettorale: una lista del 40% viene premiata meno di una lista del 25%. Questa è una irragionevolezza che fa saltare soprattutto l’eguaglianza del voto.

Questo è il punto principale."

Felice Besostri  (17 febbraio 2015)
 
 
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dal sito internet


17 febbraio 2015

L’Avv. Besostri sull’Italicum approvato in Senato: “un meccanismo
 malato e incostituzionale



 «L’Avv. Felice C. Besostri è anche colui che, assieme ad altri colleghi, ha fatto mandare in “pensione” il Porcellum. A seguito dell’approvazione dell’Italicum al Senato, in seconda lettura, e sebbene il testo della nuova legge elettorale necessiti di un’approvazione finale da parte della Camera dei Deputati, in terza lettura, ho deciso di chiedere un’opinione intermedia all’Avv. Besostri.

Ringrazio l’Avvocato per aver risposto alle mie domande

DOMANDA - Avv. Felice Besostri, l’Italicum uscito in seconda lettura dal Senato ha sollevato diverse perplessità in una parte dell’opinione pubblica. Innanzitutto, potrebbe cortesemente spiegare com’è fatta questa legge elettorale e verso quali scenari ci può portare?

L’impianto di fondo è lo stesso del Porcellum: è una legge proporzionale con premio di maggioranza. Già questo fatto è un ossimoro perché se la legge è proporzionale non potrebbe avere un premio di maggioranza e quando c’è un premio di maggioranza non è proporzionale. Questo è un aspetto molto importante perché nella sentenza n. 1 del 2014, con la quale è stato annullato il Porcellum, la Corte Costituzionale ha dato delle indicazioni che mi sembrano chiare: è possibile prevedere un sistema elettorale maggioritario, ma, se i seggi sono attribuiti, anche in parte, con criterio proporzionale, i voti devono essere eguali. Questo significa che deve esserci lo stesso peso sia in entrata che in uscita. In questo caso, l’Italikum ha mantenuto, ancora una volta, degli elementi di proporzionalità corretti da un premio di maggioranza e i voti non sono uguali come peso. Infatti, il mio voto dato ad una di quelle liste che vanno al ballottaggio conta di più rispetto ai voti di coloro che hanno espresso la propria preferenza a favore di una lista che non accede al ballottaggio. Inoltre, nel caso in cui, al primo turno, nessuna lista abbia superato il 40% dei voti validi, le liste che vanno al ballottaggio sono semplicemente le prime due che hanno ottenuto il maggior numero di voti: un dato di carattere relativo senza, anche qui, aver indicato una soglia minima in seggi o in voti per essere ammessi al ballottaggio. Non ci sono più coalizioni perché il premio è attribuito a una lista. Il problema è che, finché manca una legge sui partiti politici, non c’è nessun collegamento tra un partito politico e la lista che si presenta alle elezioni. Perciò, nulla impedisce che la coalizione venga fatta dentro alla stessa lista. Allora, a questo punto, abbiamo il solito problema che i premi di maggioranza che sono dati ad una lista o a delle coalizioni che non sono politicamente omogenee garantiscono di prendere il premio di maggioranza ma non che i componenti di questa lista stiano insieme dopo le elezioni. Questo è il difetto principale.

In sostanza, con l’Italikum, sono sicuramente violati gli artt. 48 e 56 della Costituzione Italiana, in quanto la legge elettorale, se così approvata definitivamente, non consente il voto personale, eguale, libero, dando per scontato che sia segreto (art. 48), e diretto (art. 56).

Il voto non è eguale perché con il premio di maggioranza viene alterato il peso dei voti. Non è nemmeno diretto, altra violazione più grave, perché con il premio di maggioranza si trasferisce in collegi diversi da quelli dove sono stati espressi i voti e perciò si vengono ad eleggere dei candidati che non sono stati eletti o scelti nel loro collegio dai loro elettori. Con ciò viene meno anche quel rapporto di personalità che proprio l’art. 48 della nostra Costituzione richiede.

DOMANDA - Un’obiezione che può essere fatta è la seguente: con l’Italicum si cerca di tenere assieme l’esigenza di governabilità con quella della rappresentanza allo scopo di garantire il più possibile una stabilità politica e, quindi, una stabilità al Paese. Pertanto, con tale obiezione, si giustificherebbe il fatto che il 60% dei deputati sia sostanzialmente “nominato”, se il testo della legge elettorale rimane tale e quale. Dal suo punto di vista, ritiene questa obiezione ammissibile?

Per prima cosa, direi che la questione della stabilità non c’entra assolutamente nulla con la nomina dei rappresentanti del popolo da parte di un capo di partito. Una legge garantisce stabilità se dà una chiara maggioranza politica e non una maggioranza di individui che sono fedeli a un’altra persona. La fedeltà c’entra poco o nulla. Al riguardo proprio della governabilità e della rappresentanza, la sentenza n. 1 del 2014 è stata chiarissima: la governabilità è un obiettivo costituzionalmente apprezzabile, mentre, però, la rappresentanza, perciò l’eguaglianza, è un bene tutelato dalla Costituzione. Pertanto, governabilità e rappresentanza non possono essere messi sullo stesso piano: posso sacrificare, ma molto parzialmente, la rappresentanza per avere la governabilità, ma non in modo esagerato o irragionevole come, invece, in questo caso, è stato fatto.

Pensiamo al fatto che, specialmente in caso di ballottaggio, il premio di maggioranza è sempre lo stesso sia che la prima lista abbia raggiunto il 40% o meno. Questa prima lista, però, potrebbe tranquillamente aver preso il 20/25% dei voti al primo turno. Ciò significa che il premio è tanto più consistente quanto minore è il consenso elettorale: una lista del 40% viene premiata meno di una lista del 25%. Questa è una irragionevolezza che fa saltare soprattutto l’eguaglianza del voto. Questo è il punto principale.

In ogni caso, la questione che alla sera delle elezioni si debba sapere chi governerà è un’esigenza, una curiosità che può avere qualcuno, ma non c’è nessun sistema elettorale che possa garantire questo.

In un sistema ipermaggioritario, come quello inglese, in cui, in base alla regola “first-past-the-post”, ovvero chi arriva primo, anche per un voto, quale che sia la sua percentuale, si prende il seggio, i Conservatori, usciti vincitori dalle elezioni, hanno dovuto fare un’alleanza con i Liberal Democratici per governare il Paese. La scelta dei Liberal Democratici, ovvero se allearsi con i Conservatori o con i Laburisti, era decisiva per il governo del Paese. Con una legge italiana, invece, i Conservatori avrebbero avuto la maggioranza assoluta dei seggi: nella patria del maggioritario, questa possibilità non l’ha pensata nessuno.

In Francia, quando Hollande è stato eletto Presidente della Repubblica, alla sera delle elezioni sapeva che lui era il Presidente, ma se un mese dopo il Partito Socialista non avesse avuto la maggioranza assoluta dei seggi, non si sapeva chi avrebbe governato.

Barack Obama, candidato del Partito Democratico americano, è stato riconfermato, alle Presidenziali del 2012, Presidente degli Stati Uniti d’America per un secondo mandato. In quello stesso anno, i democratici avevano la maggioranza del Senato e i repubblicani della Camera. Invece, con le elezioni midterm del 2014, i democratici hanno perso la maggioranza al Senato, mentre i Repubblicani l’hanno conservata alla Camera. Questo per dire che, in un sistema presidenziale, non si assicura una maggioranza nelle Camere, ma, addirittura, si controlla in un certo modo il Presidente: l’ultima parola spetta al popolo, come è giusto in democrazia.

In Germania, con un sistema più simile al nostro proporzionale, ci sono voluti due mesi dopo le elezioni per trovare un accordo di coalizione.

Questi paesi non sono rimasti “traumatizzati” dal fatto che alla sera delle elezioni non sapevano chi avrebbe governato. Da noi, questa esigenza ha un senso se corrisponde alla volontà popolare, ma se il popolo non vuole dare una maggioranza a un partito perché questo se la deve prendere con un “trucco” elettorale?

DOMANDA - Secondo lei, quanti rischi ci sono che l’Italicum finisca innanzi la Corte Costituzionale?


Qui, come al solito, non abbiamo, purtroppo, una possibilità di un ricorso diretto che, forse, viene introdotto nella riforma della Costituzione per la prima volta per le leggi elettorali. Perciò, dobbiamo trovare un giudice che, nel corso di una causa, ritenga che l’eccezione di costituzionalità non sia manifestamente infondata, ma, soprattutto, che sia rilevante ai fini della decisione. È questo secondo aspetto quello che ha acconsentito finora a leggi pacificamente incostituzionali, come il Porcellum, non solo di essere state applicate per ben tre volte, ma, addirittura, che, una volta accertata l’incostituzionalità, non sia possibile modificare la composizione del Parlamento. Questo è colpa dell’art. 66 – “Ciascuna Camera giudica dei titoli di ammissione dei suoi componenti e delle cause sopraggiunte di ineleggibilità e di incompatibilità”. Comunque, che sarà fatto un tentativo di mandare l’Italikum davanti alla Corte Costituzionale è certo. Io faccio parte di un gruppo che sta già lavorando sulla questione: appena la nuova legge elettorale sarà pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, faremo un ricorso come quello contro il Porcellum per accertare il “mio” diritto di voto secondo Costituzione. Tireremo fuori tutti i vizi di legittimità costituzionale dell’Italikum che ho annunciato nelle risposte precedenti. Questo è un passaggio fondamentale soprattutto perché quando dei premi di maggioranza non sono collegati al numero degli aventi diritto al voto, perciò alla percentuale dei votanti, già qui siamo nella distorsione più “violenta”. Non è la stessa cosa avere il 40% se va a votare il 70% e avere il 40% se va a votare, come è successo in Emilia-Romagna, il 35%. E poi, per di più, vanno a votare il 35% per le prime due liste. Nel caso che siano solo due, cosa avranno? Insieme, il 35% dei votanti. Vanno al ballottaggio e quella che prende la maggioranza di un voto, ma che in numero di voti assoluti, perciò di votanti, potrebbe essere addirittura inferiore al 25%, si prende il 53% dei seggi. C’è qualcosa che non va. Questo è un meccanismo “malato” e incostituzionale.

DOMANDA - Anche a lei porgo questa domanda. Qualsiasi legge elettorale che preveda anche o solamente la nomina di un numero di parlamentari (capilista o inseriti in posizione eleggibile), può, secondo lei, aumentare il rischio che alcuni partiti o responsabili che agiscono per quei partiti stabiliscano della regole, scritte o non scritte, con le quali si scelgono delle persone anche in base a quanto possano/siano disponibili a contribuire economicamente alla campagna elettorale oppure al partito, stilando una graduatoria (Al primo posto va chi ha contribuito 10, al secondo chi ha dato 8, al terzo chi ha partecipato con 7 e cosi via), creando degli sbarramenti all’entrata e, quindi, facendo rimanere indietro chi non ha certe capacità economiche e finanziarie?

Per fare questo non c’è bisogno di aspettare l’Italikum. Infatti, sembra che sia già avvenuto nel regime del Porcellum. Sembrerebbe che ci siano stati dei partiti che chiedevano ai candidati messi in posizione teoricamente eleggibile, è cioè al primo, secondo posto, massimo al terzo, di depositare migliaia e migliaia di Euro. Sembrerebbe che l’abbiano già fatto. Perciò sembra che il tutto sia fattibile e può esserlo ancora di più nel momento in cui saranno aboliti i rimborsi per la partecipazione alle campagne elettorali che prima erano € 5 per ogni iscritto alle liste elettorali, sia che andasse a votare, sia che non ci andasse. Quando non è prevista alcuna forma di finanziamento pubblico ai partiti, un “sistema” del genere può sicuramente piacere ai tesorieri che non sanno come pagare i costi della campagna elettorale. Questo è un rischio che c’è e, in questo caso, la distorsione della democrazia “1 testa = 1 voto” è pacifica, come è pacifica la violazione dell’art. 51, comma 1 – “Tutti i cittadini dell’uno o dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge. A tal fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini”. Se questi posti sono a pagamento, è chiaro che l’eguaglianza non c’è più.

Opinione a cura di Michele Capaccioli

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NOTA DELLA REDAZIONE DEL BLOG



E' da ricordare inoltre che la legge elettorale ITALICUM viola l'art. 6 della Costituzione italiana in quanto discrimina tra le minoranze linguistiche riconosciute in Italia con la legge 482/99 ai sensi dell'articolo della Costituzione italiana sopra ricordato.


VEDI ANCHE:

1)  UN VOTO TRIESTINO ORA VALE DUE VOTI FRIULANI
 
 
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mercoledì 12 agosto 2015

L'ITALICUM E LA COSTITUZIONE ITALIANA ( ART. 1 - "LA SOVRANITA' APPARTIENE AL POPOLO")


L'ITALICUM

E LA COSTITUZIONE

ITALIANA

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Costituzione della

Repubblica italiana

 
Principi fondamentali


Art. 1


L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.

La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione

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L'unità del Friuli

a pezzi

per giochi di palazzo

di

Sergio Cecotti

(Ex Presidente di regione e ex Sindaco di Udine)


 
Dal sito internet del quotidiano

IL MESSAGGERO VENETO (Ud)

12 luglio 2015


"Per capire l’essenza di un problema, a volte basta riflettere un istante sui nomi diversi che vengono usati. Nella strampalata Repubblica italiana esiste la “legge elettorale”. Nei Paesi di cultura democratica, come il Regno Unito, esiste il “Representation of the People Act”, la legge sulla rappresentanza del popolo.

Può sembrare una banale differenza lessicale, ma non è così: il titolo di una legge ne definisce le finalità e riassume il dibattito culturale che l’ha generata. Apprendiamo così che in Gran Bretagna la finalità della legge è garantire nel modo migliore la rappresentanza del popolo sovrano, mentre in Italia la finalità è determinare nel “modo migliore” “gli eletti”, cioè i nuovi inquilini del Palazzo del Potere.

Modo migliore per chi? Per i potenti di turno, che usano la legge elettorale come grimaldello per perpetuare il proprio potere nelle legislature successive (in barba al popolo sovrano). (…)
 
Forse che l’Italicum è stato costruito per rappresentare in modo corretto i territori? 
 
Certo che no: i potenti di turno hanno fatto i loro meschini calcoli di Palazzo e hanno concluso che, per garantirsi il controllo sui rispettivi partiti, devono avere il potere di nominare cento deputati ciascuno. Ergo il Paese va diviso in cento collegi, a prescindere da ogni altra considerazione.

(...) Quello che importa è assicurare la nomina in Parlamento a due caporioni per partito.
 
Renzi dice che l’Italicum è una buona legge perché la sera delle elezioni si sa già chi ha vinto.

Il premier è troppo modesto. L’Italicum è molto più efficiente: chi vince lo sappiamo ben prima.

Mancano due anni, e già conosciamo il nome dei due caporioni che noi, liberi elettori del Friuli Venezia Giulia, manderemo in Parlamento.

Di fronte a tanto squallore, non ci resta che sperare nella Corte Costituzionale.

LEGGI TUTTO L'ARTICOLO

 
 
 

venerdì 7 agosto 2015

ELETTRODOTTO TERNA. IL VOLTAFACCIA DEL PD E IL COMUNICATO STAMPA DEL "LABORATORI DI AUTONOMIE"



ELETTRODOTTO TERNA

IN FRIULI



Il voltafaccia

del Partito Democratico

e della Giunta regionale


Il Comunicato Stampa

del

"Laboratori di autonomie"


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Nel 2011 quando anche il Partito Democratico e l'intero Consiglio regionale del Friuli-Vg erano nella squadra corse "NO SE POL"....



ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/11838

Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 471 del 04/05/2011
Firmatari
Primo firmatario: STRIZZOLO IVANO
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 04/05/2011
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
  • MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI 

Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO delegato in data 04/05/2011
(...)  SOLLECITO IL 20/11/2012

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-11838

presentata da

IVANO STRIZZOLO
mercoledì 4 maggio 2011, seduta n.471


STRIZZOLO. -

Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti.

- Per sapere - premesso che:
la vicenda dell'Elettrodotto Redipuglia-Udine ovest si sta trascinando da anni, facendo insorgere forti preoccupazioni per le turbative arrecate alla certezza del diritto ed alle rappresentanze democraticamente elette grazie anche al perdurante silenzio o all'inazione di diverse entità pubbliche, rivelatesi insensibili alle motivate ragioni della popolazione e delle amministrazioni locali - comuni, province e regione Friuli Venezia Giulia - tutte favorevoli ad una soluzione interrata e, nel contempo, ben consce del fatto che il progetto di che trattasi non possa essere approvato senza il generale consenso ed in carenza di quei requisiti formali e sostanziali che si esigono da un'opera giudicata di pubblica utilità, dichiarata strategica ai fini della sicurezza nazionale e tale sostenuta con il pubblico erario; (…)
in assenza di una funzione statale incaricata di progettare il sistema elettrico nazionale e guidarne l'attuazione in armonia con i necessari, quanto univoci, criteri di sicurezza, efficienza e di economicità, Terna S.p.A. si muove a propria discrezione, tanto da ritenere prioritaria la realizzazione di un sistema di dorsali principali, alias «suoer grid», in luogo di un sistema intelligente, alias «smart grid», quale - presupponendo il comportamento virtuoso dell'utenza e l'autonomia energetica - si fa sempre più strada nei paesi più evoluti. Di tali dorsali, è dunque previsto faccia parte anche la tratta aerea, in doppia tema, Udine Ovest-Redipuglia a 380 kV, tratta destinata ad attraversare la pianura friulana mediante una teoria di tralicci di proporzioni inusitate, sino a superare i settanta metri di altezza, posti lungo un percorso di circa quaranta chilometri;(...)
il consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, nel corso del 2010, decideva di condividere la proposta di un elettrodotto interrato, quale universalmente veniva invocato, assegnando al presidente Tondo, il mandato di sostenere in ogni modo possibile l'interramento della linea; (…)
anziché attenersi scrupolosamente al mandato conferitogli dall'assemblea nella citata seduta del 4 febbraio 2010 e alle sovrane decisioni delle amministrazioni locali, la regione Friuli Venezia Giulia si è posta a sostegno della soluzione aerea voluta dalla Terna e, anzi cercava di presentarla come ineluttabile nel corso di un incontro avutosi con i primi cittadini dei territori attraversati e i presidenti delle due province contermini; (…)
nel frattempo, Terna Spa ha avviato una campagna pubblicitaria che disorienta l'opinione pubblica circa il reale impatto dell'opera, e che rischia di isolare e delegittimare quegli amministratori pubblici che si sono spesi nella tutela dei rispettivi territori, in coerenza con le volontà espresse dai cittadini, ovvero nella richiesta di una soluzione alternativa basata sull'interramento della linea, al pari di quanto si opera nelle regioni e negli stati più evoluti; (...)
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E OGGI?

Dal sito della Regione

Comunicati Agenzia Consiglio Notizie


Pd: Moretti, elettrodotto sostegno del sistema produttivo regionale

6 Agosto 2015, ore 15:11

(ACON) Trieste, 6 ago - COM/RCM - "Noi pensiamo a sostenere investimenti infrastrutturali per garantire alla nostra regione una rete energetica capace di rendere il territorio e il tessuto produttivo competitivi. Altri, come il MoVimento 5 Stelle, al traino dei vari comitati del "no se pol", sono di fatto antagonisti del sistema delle imprese che regge la nostra economia"
.
Interviene così il capogruppo del Pd in Consiglio regionale, Diego Moretti, sui fatti riguardanti lo stop, a seguito della sentenza del Consiglio di Stato, alla realizzazione dell'elettrodotto Redipuglia-Udine Ovest di Terna.
 
Moretti si dice preoccupato della fragilità del sistema giuridico e amministrativo, privo di certezze e senza garanzie sulle tempistiche, ma soprattutto stupito delle uscite di quei politici che accusano il Pd di non rispettare le sentenze e parlano di accelerazioni del cantiere.
 
A loro evidentemente sfugge che di questo elettrodotto si parla dal 2007, che centinaia sono stati i momenti di condivisione, dibattito e anche scontro.
 
E ancora, rincara Moretti,"esultare per una cosa del genere è da irresponsabili. L'unico risultato potrebbe essere che i nuovi piloni restino lì senza funzionare, insieme ovviamente ai 110 chilometri di vetusti tralicci che Terna avrebbe dovuto smantellare, che le industrie che necessitano di un adeguato ed economicamente ragionevole approvvigionamento energetico potrebbero guardare ai Paesi confinanti spostando di conseguenza posti di lavoro. Senza contare il clima di tensione che si sta verificando in questi giorni nei cantieri dove ci sono operai che fanno onestamente il proprio lavoro."

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COMUNICATO STAMPA

dei Componenti il

"LABORATORI DI AUTONOMIE"



LA LEGGE E’ UGUALE PER TUTTI ???


La sentenza pubblicata dal Consiglio di Stato, il 23 luglio scorso, in merito all’elettrodotto Redipuglia-Udine Ovest, è inequivocabile: il ricorso presentato dai Comuni di Basiliano, Lestizza, Mortegliano, Pavia di Udine, Trivignano, Palmanova e S.Vito al Torre, oltre a decine e decine di proprietari terrieri, è stato accolto per “vizi di eccesso di potere e difetto di motivazione”.

Ora l’aspetto più grave è che tutti gli interlocutori istituzionali si stanno spendendo in un arbitrario tentativo di sminuire la gravità degli illeciti commessi dal Ministero in sede di approvazione della VIA per la realizzazione dell’elettrodotto.

In realtà il Consiglio di Stato ha inequivocabilmente rilevato che il Ministero Beni Culturali ha (certo consapevolmente) violato il suo ambito di competenza, invadendo abusivamente la sfera decisionale attribuita ad altri Enti. Un tanto per giungere ad un obiettivo politico: autorizzare la realizzazione dell’ elettrodotto, accondiscendendo alle richieste dei soggetti che vi avevano interesse e omettendo di tutelare le comunità locali ed i loro cittadini, abdicando cosi al suo ruolo.

Altro aspetto estremamente grave è rappresentato dal fatto che il Ministero “si limita a richiamare e a recepire senz’altro le considerazioni svolte da Terna” in merito alle alternative progettuali. Quindi, in sostanza, il Consiglio di Stato denuncia che il Ministero, in ordine agli aspetti tecnici dell’opera, si è limitato ad un copia incolla, recependo passivamente tutte le indicazioni fornite dalla società ed astenendosi dallo svolgimento di adeguate valutazioni tecniche autonome, come invece sarebbe stato suo dovere.

E’ evidente che l’opera è stata bloccata non per semplici cavilli, ma per violazioni tanto gravi da far apparire opportuno l’avvio di apposite indagini da parte della Procura della Repubblica, per individuare eventuali ipotesi di reato.

Pur di fronte a questa sentenza, frutto di otto (8) anni di battaglie, TERNA continua imperterrita a lavorare, giustificando il fatto che deve mettere in sicurezza l’impianto, mentre invece prosegue l’attività incurante del provvedimento del Consiglio di Stato e forte dell’appoggio delle Associazioni di categoria e degli Amministratori della nostra Regione. Proprio di ieri infatti l’intervento della Governatrice del FVG che invoca una sanatoria, e quindi un colpo di spugna che cancelli le gravi illegittimità sopra illustrate, per consentire il completamento dell’opera abusiva.

Insistere per giungere al completamento dell’ opera muovendo dal solo presupposto del progredito stato di avanzamento dei lavori significa solamente avvallare la prosecuzione della violazione del principio di legalità.

Perché si dimostra tanta indulgenza verso un elettrodotto abusivo, quando ai nostri cittadini, che hanno costruito una tettoia senza le dovute autorizzazioni viene imposta la demolizione ???

La legge vale per tutti sia per le grandi opere sia per le piccole ?? perché difendere una grande società per azioni ed umiliare i semplici cittadini ??

Perché TERNA ha avviato i lavori proprio in coincidenza con la seduta del Consiglio di Stato il 21 aprile e non ha atteso la pubblicazione della sentenza ??

Pagheranno i dirigenti Ministeriali per queste loro negligenze ???

Confidiamo che l’iter giudiziario non si fermi qui, ma prosegua per individuare e punire i singoli responsabili a tutti i livelli e che l’Amministrazione Regionale ed il Ministero competente accantonino la loro faziosità ed assumano il loro ruolo di garanti per il ripristino della legalità e la tutela dei diritti di TUTTI i soggetti interessati.
 
 
 
I componenti del gruppo
 
"Laboratori di Autonomie"