venerdì 21 novembre 2014

"Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. Un 2 novembre per il Friuli" di Giorgio Cavallo

 
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO:


Il diavolo fa le pentole

ma non i coperchi.
 
Un 2 novembre per il Friuli.

 
di

Giorgio Cavallo


Finalmente, con il fondo del 2 novembre, il nuovo direttore del Messaggero Veneto ha svelato il suo programma di regista del coro.

"Affidiamo per il momento a Debora Serracchiani la difesa possibile dell'Autonomia “virtuosa” e prepariamoci a lavorare per la macroregione del Nord in cui anche il Friuli potrà trovare la sua giusta collocazione."

Chi conosce fin da piccolo il direttore del MV sa bene che è una persona intelligente e volpina nel costruire scenari attribuendo ad altri le argomentazioni a supporto delle proprie idee. In questo caso approfitta di una iniziativa denominata “plebiscito per l'indipendenza“ del Friuli, cerimoniosamente autenticata dal suo predecessore, e che in realtà era, come si è accorto chi ne abbia approfondito le caratteristiche, nulla di più che una originale e fantasiosa propaganda digitale per la costituzione di una associazione e per l'elezione del suo direttivo.

Per Cerno tutto ciò che ha a che fare con l'identità friulana è in odore di retrò: per carità salviamo pure la lingua ma non sprechiamo soldi, e prepariamoci perciò ad affrontare seriamente il mondo dal punto di vista della Padania delle infrastrutture e delle reti. E costruiamo su questa prospettiva il nostro modello istituzionale per il futuro.

Giorni fa, in occasione del resoconto di Marco Di Blas (blog del MV e del Piccolo del 26 ottobre) sulla disastrosa situazione dell'esercito austriaco, ho mandato ad alcuni amici uno scritto in cui proponevo di approfittare della situazione facendo inviare dall'Italia al nostro vicino un ultimatum con minaccia di invasione se non accettava, a cento anni dall'inizio della I Guerra mondiale, di riprendersi il Sud Tirolo, il Trentino, Trieste e il Friuli, non solo quello della Contea di Gorizia e Gradisca ma proprio tutto, anche per garantirsi un po' di continuità territoriale.
 
In questo modo l'Italia potrebbe risolvere gran parte dei problemi di dissipazione gestionale e finanziaria legati alle Regioni a statuto speciale del nord e, lo penso ora dopo aver letto il pensiero di Cerno, avviare un serio federalismo del Nord Padano senza intralci di nostalgici.

Per la verità io credevo di fare dell'ironia approfittando della poca dimestichezza dei friulani con i paradossi, mentre Cerno, che ha conosciuto il Friuli soprattutto nei locali alla moda di Udine e nei passi perduti del Consiglio regionale, di quanto scrive immediatamente se ne convince.

Sarà opportuno cambiare prospettiva e cominciare a guardare il mondo non più da Google ma di nuovo da Aquileia. 

Non allego contenuti seri a questo messaggio, sono altre le sedi in cui farlo, ma spero che, come auspica il neurolinguista Franco Fabbro, poiché i giovani non hanno né tempo né forze per occuparsi delle politiche e del Friuli, lo facciano i pensionati friulani, di cielo di terra e di mare, assieme ai percettori di vitalizi, fintanto che lo stato italiano non dichiarerà fallimento. Poi, per forza, dovranno occuparsene i giovani, le donne e gli immigrati.


Giorgio Cavallo

2 novembre 2014

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1 commento:

  1. Il 2 novembre è la giornata del ricordo dei defunti....

    Anche il Friuli "defunto"? Per Tommaso Cerno pare proprio che questo debba essere il suo destino: morto per incorporazione in una macroregione del Nord....

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