giovedì 1 maggio 2014

STRANE IDEE SULL'AUTONOMIA - Comunicato Stampa del "Comitato per l'Autonomia e il rilancio del Friuli"



Comitato per l'Autonomia e il Rilancio del Friuli
Udine


Strane idee sull'autonomia



Che a Trieste circoli ancora la leggenda metropolitana che la nostra Regione è a Statuto speciale “per i territori perduti” passi, ma che in Friuli si sostenga che tale diritto discenda dalla collocazione geografica confinando con due Stati esteri, ovvero dal fatto che siamo una piattaforma logistica naturale e punto di incrocio tra diverse importanti correnti di traffico tra est-ovest e nord-sud o anche perchè siamo stati bravi ad amministrarci nei primi anni di Regione autonoma, pone qualche interrogativo.

E' vero che la geografia a scuola non si studia quasi più, ma basta un qualsiasi atlante geografico per verificare che, ad esempio, anche il Piemonte (con Francia e Svizzera) è nella stessa situazione. In quanto alla logistica non si possono certo dimenticare Liguria, Lombardia, Emilia ecc., tutti importanti nodi infrastrutturali e logistici.

Arrogante e presuntuosa è poi l'affermazione che abbiamo diritto alla Specialità perchè “avremmo” dimostrato di essere bravi ad amministrarci. In quanto a corretta amministrazione non siamo certo tra i primi, non più e da parecchi anni! Ed è inoltre un “dovere” di tutte le Istituzioni pubbliche il “ben amministrarsi”.

Furono tre, nel '47, i motivi che permisero a Tessitori di sostenere il diritto del Friuli ad essere una Regione (si voleva farne una provincia veneta) e ad essere autonoma e cioè il fatto di essere una poverissima terra di emigrazione, devastata da due guerre mondiali, immensa caserma di eserciti, mentre il verso dantesco “ce fastu” crudelietr eructant era ben noto e contestualizzato a parlamentari che qui, loro o i loro padri, vi avevano combattuto.

Avevano un debito per questa terra e lo hanno pagato, in qualche modo, dandole l'autonomia. E' tutto documentato.

Oggi il Friuli non più una terra povera, anche se l'emigrazione è ripresa, non è più attraversato da colonne corazzate in esercitazione ed è quasi sconosciuto alle nuove generazioni di politici che hanno abolito la leva.

Resta il “ce fastu”, resta quel Friulano (la lingua, non il vino!) che trova sostegno nelle direttive europee, nella legge italiana e in quella regionale, ma che è guardato con fastidio da molti di quelli che fanno politica, o che scrivono di economia.

Eppure il diritto all'autonomia speciale regionale passa di lì, dal diritto di un popolo a parlare la propria lingua materna. Friuli, terra con 600 mila friulanofoni, oltre 50 mila slovenofoni e qualche migliaio di germanofoni: minoranze linguistiche riconosciute e tutelate ai sensi degli articoli 2, 3 e 6 della Costituzione italiana.

Nel 1993, nella “Raccomandazione 1201” dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa, c’è stato il pronunciamento in favore del diritto delle minoranze a disporre di autorità locali e autonome oppure di uno status speciale in territori dove costituiscono la maggioranza...”, chi propone altre motivazioni alla specialità, talmente fragili e inconsistenti da rendere indifendibile la nostra autonomia, conosce l'esistenza di questo importante atto del Parlamento europeo ?

Una previsione per il futuro? La perdita della specialità per ignoranza, provincialismo e sciovinismo a piene mani.


per il “Comitato per l'Autonomia e il Rilancio del Friuli
il Presidente
Paolo Fontanelli

30.4.2014
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Il Comunicato Stampa sopra riportato e a firma di Paolo Fontanelli, è stato pubblicato giovedì 8 maggio 2014 - a pagina 35 - Rubrica "Giornale Aperto" - La Lettera - sul settimanale della Arcidiocesi di Udine, "La Vita Cattolica".
 
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E INTANTO NELLA

PROVINCIA AUTONOMA

DI TRENTO,
 
Provincia in cui le minoranze linguistiche
godono di una effettiva tutela,

a differenza di ciò che accade
nella nostra regione,

 
così dichiara il suo Presidente in carica

Ugo Rossi:


(…) «Vi chiedo di aiutarmi ad esercitare la competenza sulle minoranze che mi onora perché rappresenta l’essenza stessa della nostra autonomia, in un momento in cui essa è messa in dubbio al di fuori dal Trentino. La valorizzazione delle minoranze linguistiche consente di rafforzare e valorizzare la nostra autonomia. Nelle minoranze c’è il valore aggiunto del Trentino.» (…)

«Stiamo lavorando alla manovra di assestamento - ha concluso Rossi - dando priorità a interventi a sostegno dell'economia. Lo Stato continua a chiederci sacrifici sempre maggiori, accantonamenti forzosi, attinge alle riserve all’erario, in violazione allo Statuto. Abbiamo impugnato la legge di stabilità. Nonostante il contesto difficile, siamo riusciti a confermare il nostro impegno per le minoranze perché crediamo sia prioritario.» (…)

«La cultura e la conoscenza delle proprie radici - ha sottolineato il presidente Rossi - devono trovare l’attenzione necessaria e l’investimento sulle nuove generazioni. La scuola rappresenta il luogo ideale per garantire la conoscenza e consolidare l’identità con il proprio territorio. Il nostro impegno sarà di coniugare nel nostro sistema scolastico l’apprendimento delle lingue straniere e, sopratutto, le lingue delle nostre tre minoranze etniche


17.2.2014



1 commento:

  1. luglio 2013

    Dalla Lettera inviata da Samo Pahor a
    L a u r a B o l d r i n i
    Presidente della Camera dei deputati.
    Camera dei deputati
    R o m a

    (…)

    5. L’articolo 3 dello statuto speciale della regione autonoma Friuli-Venezia Giulia recita: “Nella regione è riconosciuta parità di diritti e di trattamento a tutti i cittadini, qualunque sia il gruppo linguistico al quale appartengono, con la salvaguardia delle rispettive caratteristiche etniche e culturali”. Nonostante i tre rimproveri della Corte costituzionale nelle tre sentenze, né il parlamento nazionale, né il consiglio regionale hanno provveduto ad emanare le norme indispensabili per assicurare tale parità di diritti e di trattamento ai cittadini appartenenti ai gruppi linguistici friulano, germanico, italiano e sloveno.

    6. Per tutti questi motivi credo di poter affermare che nella regione autonoma Friuli-Venezia Giulia esiste fin dal 1963 un regime di discriminazione razziale, perché, come Lei ben sa, si tratta di discriminazione razziale quando si nega a una parte della popolazione il godimento o l’esercizio, su piede di parità, dei diritti dell’uomo goduti o esercitati dal resto della popolazione.
    (…)

    http://www.com482.altervista.org/altris_pdf/to_Boldrini_2013_by_Pahor.pdf

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