martedì 8 aprile 2014

No! Al decomissionamento dello Scalo e Interporto di Cervignano



No! Al decomissionamento

dello Scalo e Interporto

di Cervignano

di

Giancarlo Castellarin

Comitato per l'autonomia e
il rilancio del Friuli
 
Verso il 2010 si inizia di fatto un operazione di spegnimento pilotato dello scalo ad opera di Trenitalia della grande opera cui tante speranze erano state riposte. Una struttura che nel 2008 smistava, si dice, circa 30.000 carri mese compresi i vuoti, viene ridimensionata a fine 2012 a soli circa 5000 carri mese. Nel ridimensionamento si è andati quindi ben oltre gli effetti della crisi industriale, e senza un cenno di disappunto della politica. L’occupazione allo scalo viene ridotta da 400 a 150 unità. Intanto, qua e là in regione si propongono continuamente nuovi interporti . Ad esempio il neo scalo e interporto di Pordenone (appoggiato all’ avvio da Trenitalia) lavora già su circa un migliaio di carri mese. Intanto gli scali di Feistriz in Carinzia (che rappresenta il secondo scalo austriaco) e Sesana in Slovenia, smistano e trattano convogli al posto di Cervignano, da e per il Nord-Est europeo e l’Italia, acquistando anche il relativo portafoglio clienti. Dichiarava la politica all’inaugurazione nel lontano Febbraio 2000. “Lo scalo e l’interporto “Alpe-Adria”di Cervignano del Friuli si prefigge di costituire il fulcro regionale dell’ intermodalità, diventando un punto di riferimento per il traffico delle merci nel Nord-Est italiano ed un centro nevralgico di collegamento tra la penisola e i Paesi dell’ Europa nord-orientale.

Questo “fulcro regionale” della intermodalità e della logistica, dopo un investimento ai valori di oggi si dice vicino al miliardo, travolto dagli indirizzi operativi di Trenitalia e da gelosie, risulta nel 2013 operare solo a circa il 10% della sue potenzialità. Degli onerosi - per il contribuente - impianti di Cervignano, oggi è rimasta ben modesta traccia nella Piattaforma logistica regionale, dovrebbe servire infatti solo l’ area industriale dell’ Ausa-Corno. Sono emersi intanto in regione due indirizzi nel settore, quello dell’ intermodalità diffusa, e quello della concentrazione della maggioranza degli investimenti e della operatività in un solo interporto, ma udite! a Fernetti non a Cervignano. Si accampano persino, come motivazioni, errori di strutturazione degli impianti assolutamente inesistenti, e problemi dovuti alla portualità specifica di Trieste.

Ma un esame attento della situazione impone in regione un disegno logistico con il rilancio dello scalo e interporto cervignanese in primis, dato che è posizionato proprio alla confluenza di ben due Corridoi Europei, e prossimo alle aree industriali regionali, e ai porti, che lo rendono atto anche a funzioni di retroporto come Rivalta Scrivia e Padova. Il governo regionale imposti quindi una vertenza senza timidezze con il Ministero dei trasporti e Trenitalia. Ora quest’ultima dichiara finalmente di aprirsi anche all’investimento nel trasporto merci: si presentano quindi spazi di ricontrattazione per un ruolo che deve ritornare di dimensione nazionale e internazionale. Recuperando questo contesto non sarà difficile rimotivare anche l’investimento privato verso strutture imponenti, che non vanno lasciate deteriorare, riportando all’attività una strumentazione logistica all’altezza della vocazione e posizione geopolitica della Regione.
 
 
  
 Comitato per l’autonomia
 
 e il rilancio del Friuli
 
Giancarlo Castellarin


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In data martedì 1 aprile , il documento è stato pubblicato sul quotidiano IL GAZZETTINO di Udine e il quotidiano IL MESSAGGERO VENETO di Udine gli ha dedicato un articolo a pagina 30.

In data giovedì 3 aprile, il documento è stato pubblicato sul settimanale dell'Arcidiocesi di Udine, LA VITA CATTOLICA.


 

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