venerdì 8 novembre 2013

GIU' LE MANI DALL'ACQUA PUBBLICA !


COMUNICATO STAMPA

Riceviamo e pubblichiamo


Acqua del rubinetto:
sempre più lontana! 


Correvano gli anni ’50 quando il “potere” di fatto (e la “gestione”) sulle acque del Tagliamento, Lumiei, Degano, Vinadia fu messo nelle mani della Sade, finendo dalla  Carnia a Venezia per poi essere spostato a Roma all’Enel con la nazionalizzazione dell’energia elettrica ed, infine, con la privatizzazione della stessa, finire a Milano ad Edipower, cioè nelle mani dei Comuni di Milano, Brescia, Bergamo (attraverso l’azionista multiutilityA2A), di Torino, Genova, Parma, Piacenza, Reggio Emilia (attraverso l’azionista multiutility IREN), delle Province Autonome di Trento e di Bolzano (attraverso le azioniste Dolomiti Energia e SEL rispettivamente). Comuni e Province, queste, che iscrivono all’attivo dei propri bilanci i profitti realizzati dalle loro società per azioni sfruttando le acque negli/degli altri Comuni, come i nostri.

Mentre la corrente elettrica – anch’essa - fu portata lontano, alla Carnia sono rimasti 80 km di gallerie, altrettanti km di alvei desertificati, uno sconquasso idrogeologico, i sovracanoni al Consorzio BIM, che qualcuno al Governo vorrebbe sopprimere per trasferirli altrove.

Allora, questo accadeva e tuttora è in essere per l’acqua della Carnia mandata nelle turbine.

Ora, proprio in questi ultimi anni, qualcosa di analogo è  avvenuto con l’acqua che ogni giorno adoperiamo in casa. Infatti, il potere è passato dai Comuni della Carnia  ad Udine all’Ambito Territoriale Ottimale (ATO) per finire a Milano all’Autorità per l’Energia Elettrica ed il Gas (AEEG), che decide tutte le regole –  tariffe comprese - mentre la gestione del servizio idrico dai Comuni è passata a Tolmezzo (Carniacque spa) da dove, tra non molto, la metteranno in viaggio per Udine, poichè AMGA possiede già il 34% di Carniacque,  per poi proseguire per Bologna, dove la potentissima multiutility HERA, la cui missione è aggregare a sé tutto il nordest, ora fa la corte proprio ad AMGA dopo avere assorbito Acegas Trieste ed APS Padova.

E’ il caso di precisare questo itinerario dell’acqua che ogni famiglia ogni giorno deve del nostro rubinetto sia riguardo al “potere” su tale acqua, sia alla “gestione” della stessa.

Storicamente, per ovvii motivi di configurazione del territorio montano, furono realizzati un grande numero di acquedotti autonomi.  Il “potere” su tale acqua  e la “gestione” di essa furono esercitati per secoli da un unico soggetto: la Vicinia, uno strumento di autogoverno di grande partecipazione, di solidarietà, di identità comunitaria, di democrazia diretta, di amministrazione dei beni collettivi. In Carinzia, nei borghi della Lesachtal in Comune di Mauthen-Kötschach, il servizio idrico è tuttora gestito dalle locali Vicinie.

Successivamente, alla Vicinia subentrò il Comune, il cui Consiglio Comunale – organo di democrazia delegata – ha esercitato sia il “potere” su tale acqua, sia la “gestione” di essa.

Alla fine degli anni ’90,  questo collaudato sistema viene sconvolto prima dalla Legge Galli del 1994, poi dal Dls 152 del 2006, che ha trasferimento il “potere” all’ATO con sede a Udine e la “gestione” a Carniacque spa con sede a Tolmezzo: una società che,  a causa del territorio vasto e difficile,  comporta costi elevati e bassi ricavi a causa dei pochi abitanti. Un trasferimento lontano dagli abitati montani, dalla gente, una gestione che ha sminuito il ruolo del Comune, aumentato i disagi, i costi, le tariffe e peggiorato il servizio.

Il legislatore con l’art. 148, comma 5 del Dls 152/2006, ha voluto riconoscere la specificità della montagna, prevedendo che i Comuni montani con popolazione sino a 1.000 possano continuare a gestire autonomamente ed in proprio il servizio idrico. In forza di tale previsione purtroppo solo i Comuni di Cercivento, Forni Avoltri e Ligosullo hanno continuano a gestire autonomamente il servizio idrico, nonostante il Ns. ATO si sia opposto.

Ora, sembrerebbe che a seguito del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 20 luglio 2012, il “potere” sull’acqua viene trasferito dall’ATO di Udine all’AEEG di Milano, alla quale sarebbero stati attribuiti tutti i poteri in materia di servizio idrico con la conseguenza che la tariffa viene fissata da detta Autorità e non più dall’assemblea dei sindaci dell’Ato, che così sono stati spogliati di ogni potere. E’ così accaduto che i Sindaci dell’Alto Friuli, chiamati il 09.07.2013 ad esprimere un voto solo consultivo, sotto il ricatto che l’AEEG  - avendo il potere autonomo di farlo  - avrebbe potuto decidere un aumento del 20-30%, hanno reso parere favorevole per il 2012-2013 ad un aumento della tariffa del 6,5% con possibili futuri aumenti sino al 43,5%. Lo strapotere dell’AEEG si è spinto sino a prevedere nell’allegato A della deliberazione 585/2012 che  la gestione delle acque meteoriche e di drenaggio urbano, nonché le attività di pulizia e la manutenzione delle caditoie stradali, sono considerati facenti parte del SII , cioè vanno in bolletta.

Anche la “gestione” si appresta a essere trasferita. Non si fermerà a Tolmezzo in Carniacque, dal momento che circa il 34% della stessa è già a Udine nelle mani di Amga e che quest’ultima si unirà al CAFC spa corteggiata da Hera, la quale si ritiene investita, anche dal governo, del ruolo di aggregatrice di quel nordest che costituisce anche un euro-collegio elettorale.

Ecco che se cosi fosse il trasferimento del “potere” ad AEEG, con le varie aggregazioni societarie sulla “gestione”, darebbe la possibilità alle grandi multiutility su un  bene comune e strategico come l’acqua, di creare profitto.

Sono state proprio le grandi multinazionali  (A2A, Iren, Hera, Acea, ecc.) a sollecitare il governo a trasferire i pieni poteri all’AEEG e sembrerebbe ad invocare un aumento della tariffa sull’acqua per compensare i mancati introiti, causati dalla crisi, dalla vendita di elettricità da loro prodotta.

Ecco allora che i nomi di A2A e di Iren ci riportano a quello più noto di Edipower, di cui sono i principali azionisti. Sono i nomi in cui confluisce sia la nostra acqua da turbina sia quella del nostro rubinetto. Così il cerchio si chiude anche sotto questo aspetto.

Da questa situazione si esce solo facendo valere la nostra montanità attuando il comma 5 dell’art. 148 del Dls 152/2006 : la gestione autonoma in proprio del servizio idrico nei Comuni montani, indipendentemente dal numero degli abitanti - con la prossima revisione della legge da parte della regione.

Siamo certi  che la Presidente Serracchiani, detentrice della delega alla montagna apra quanto prima un tavolo di concertazione con tutti i sindaci non escludendo quelli chiamati “ribelli” come fece il suo predecessore che chiedono di trarre esempio dai nostri vicini, i Comuni della provincia di Trento, territorio ed insediamenti simili ai nostri, il cui Presidente ha disposto che il servizio di depurazione e quello fognario esterno agli abitati siano gestiti da apposita agenzia provinciale, mentre ai 217 Comuni è affidato sia il “potere” che la “gestione” delle rispettive reti idriche e della rete fognaria interna agli abitati, che 20 Comuni gestiscono in forma consortile ed i rimanenti 197 autonomamente ed in proprio.

I problemi della montagna si devono affrontare con una cultura caratterizzata da forte montanità.

Ci auguriamo che la presidente Serracchiani rispetti e dia attuazione a questa cultura ad iniziare dal servizio idrico.

Cercivento, 4.11.2013

Dario De Alti, Sindaco di Cercivento
Manuele Ferrari, Sindaco di Forni Avoltri
Giorgio Morocutti, Sindaco di Ligosullo

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1 commento:

  1. Complimenti ai Sindaci di Cercivento, Forni Avoltri e Ligosullo per il coraggio civico e l'analisi competente.
    Speriamo che la posizione di questi "piccoli"
    venga presa ad esempio dai "grandi".
    Sarebbe solo ora.

    Non Vi consolerà, ma sappiate che almeno sulla gestione dell'acqua e degli "ex acquetdotti comunali, la situazione è la medesima anche in pianura.
    E non sono alle vsite dei sindaci "ribelli".
    Bisogna che ci riappriopriamo delle nostre cose e non sarà facile. Sono anni che, con pochi altri, grido al vento di guardare al modello austriaco, trentino, sudtirolese...
    e invece si continua ad andare in pellegrinaggi a Roma.
    Magari per farsi riprendere a rimorchio di qualche amazzone...come documenta il TG1.
    Bisogna contrastare lo tsunami del NEOCENTRALISMO
    statale, regionale e...provinciale (anche quello, sicuro)
    Sperin ben e mandi
    Ubaldo Muzzatti

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