martedì 10 gennaio 2012

LIBERALIZZAZIONI, IL NUOVO MANTRA


LIBERALIZZAZIONI,

IL NUOVO MANTRA

di
Alessandro Robecchi


Ogni sfiga porta attaccata a sé una parola. La parola diventa slogan, e si ripete incessantemente finchè perde ogni significato reale. Nel giro di pochi mesi diventa un mantra ipnotico. Nel giro di qualche anno diventa un segno dei tempi.
Negli anni Novanta si cominciò a pronunciare incessantemente la parola “flessibilità” e a ripetere che il lavoro era troppo rigido.
Ora, vent’anni dopo, le condizioni dei lavoratori flessibili ricordano vagamente quelle dei raccoglitori di cotone dell’Alabama di un paio di secoli fa, con la beffa che i precari del call center, dovendo correre a fare un altro lavoro, non hanno tempo per cantare il blues.
Altra parola che ci accompagna (ci segue come un randello si direbbe) è “liberalizzazioni”.
Ciascuno, preso da furore liberalizzatore, indica indignato questa o quella casta colpevole di bloccare il paese. Così come la flessibilità avrebbe dovuto farci spiccare un grande salto ( e s’è visto), allo stesso modo le liberalizzazioni dovrebbero aprire davanti ai nostri occhi un futuro luminoso. E s’è già visto pure questo.
Felicemente liberalizzate, le assicurazioni auto hanno quasi triplicato il prezzo della polizza. I servizi bancari sono schizzati alle stelle, i trasporti ferroviari pure, i pedaggi autostradali peggio mi sento, i viaggi aerei sono più cari, i trasporti urbani hanno aumentato le tariffe ( molto più della qualità dei servizi) e il gas costa di più. Tutto, molto oltre l’inflazione.
Si saluta come un miracolo di modernizzazione che treni di nuovi operatori solchino i nostri binari e sfreccino sulle nostre tratte, ma si tratta di treni per ceti alti e altissimi, mentre i pendolari viaggiano nelle condizioni degli hobos della Grande Depressione, senza nemmeno un Woody Ghutrie che gli suoni la chitarra.
Probabilmente, peraltro, lo lincerebbero per esasperazione in sala d’aspetto, mentre sul binario 1 sfreccia uno scintillante convoglio griffato, rivestito in pelle e popolato da managers dinamici ed eleganti. Tutti presi a discettare di quanto siano importanti, per il paese, le famose liberalizzazioni.

Dal quotidiano “IL MANIFESTO” – domenica 18 dicembre 2011
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Il grassetto e i colori sono della redazione del Blog


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