giovedì 9 giugno 2011

COMUNITA' MONTANE IN STALLO





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COMUNITA’ MONTANE

 IN STALLO


di

EZIO GOSGNACH


Alla fine del prossimo mese di luglio saranno passati due anni da quando la Giunta regionale ha inviato quattro funzionari a gestire - con i poteri di presidente, giunta e consiglio - le Comunità montane del Friuli-Venezia Giulia, togliendo agli amministratori locali, eletti dalla popolazione, la gestione del territorio. «Le Comunità montane - aveva spiegato il presidente della Regione, Renzo Tondo -, si erano venute a trovare in alcune difficoltà strutturali, perdendo l'elasticità iniziale ed una reale rappresentatività politica complessiva del territorio della singola Comunità. A queste difficoltà si è sommata una certa autoreferenzialità delle strutture, sempre più forte e costosa con il passare degli anni».

Queste motivazioni a sostegno di una decisione estrema, qual è l'isti­tuto del commissariamento, erano subito parse deboli. Tanto più lo so­no a quasi due anni di distanza. Anche perché il funzionamento degli enti sovracomunali montani è tutt'altro che migliorato. Del resto, i commissari continuano a sottolineare, giustamente, di essere dei tecnici e di non poter adottare decisioni politi­che. Solo ordinaria amministrazio­ne, dunque.

Tondo si proponeva il riordino de­gli enti locali montani nel giro di un anno o poco più. Sta di fatto che la Giunta regionale ha approvato lo schema di disegno di legge per l'isti­tuzione di 8 Unioni montane - nei confini delle Comunità montane an­tecedenti la riforma del 2002 -, ap­pena il 3 febbraio di quest'anno. Ma l'astensione dei due assessori della Lega Nord ha fatto subito intuire che l'iter in Consiglio regionale non sa­rebbe stato facile. Anche le organiz­zazioni slovene hanno manifestato contrarietà, in quanto il testo non tie­ne conto delle disposizioni legislati­ve che tutelano la minoranza.

L'obiettivo dichiarato dall'asses­sore alle Autonomie locali, Andrea Garlatti, di far approvare la riforma entro l'estate appare una chimera. E il caos politico scatenatosi nella maggioranza di centrodestra dopo la pesante sconfitta nelle elezioni am­ministrative non lascia presagire una soluzione nel breve termine. C'è chi dà le Unioni montane già defunte ancor prima di nascere e chi parla di «direttorio» di amministratori locali al posto dei commissari.

A questo punto sfugge a ogni logi­ca il proseguimento della gestione commissariale delle Comunità montane. Lo si tolga e, in attesa del varo della riforma, si tornino a eleg­gere democraticamente i loro organismi, per uscire da un nefasto stallo. Cioè da una situazione senza dubbio peggiore rispetto a quella presa a motivo del commissariamento.

EZIO GOSGNACH

Dal quindicinale “DOM”  -  15 giugno 2011
Editoriale pubblicato in prima pagina



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