martedì 16 novembre 2010

REGIONE PIU' "MAGRA" , POTERI AI COMUNI

Settimanale La Vita Cattolica – sabato 13 Novembre 2010

REGIONE PIU’ “MAGRA”, POTERI AI COMUNI

“Non si tocchi lo Statuto, si proceda con le riforme possibili”. Lo ha chiesto Roberto Dominici a nome degli autonomisti .

Servizio di FLAVIO CAVINATO

PRIMA FAI LE COSE CHE SERVONO e poi quelle creative.
Con questa battuta l'assessore regionale alle Autonomie locali, Andrea Garlatti, ha sintetizzato il suo intervento al convegno promosso dall’Anci del Friuli-VG. d'intesa con il Comitato per l'autonomia ed il rilancio del Friuli. L'incontro è servito per presentare il documento “Verso la piena attuazione e il rilancio della Specialità della Regione Autonoma Friuli-V.G.”, e ridefinire gli “obiettivi strategici della specialità regionale nel quadro di rilancio del regionalismo-federalismo italiano e della valorizzazione delle autonomie locali”. L'affermazione di Garlatti è stata considerata dai presenti non come un freno delle riforme volute dagli autonomisti, semmai come il piede alzato dalla pedivella dell'acceleratore. Perché oggi le cose che servono al Friuli sono proprio quelle proposte dal Comitato per l'autonomia.

A portare i saluti, davanti ai sindaci e alle personalità del mondo socio-economico friulano, hanno provveduto i due padroni di casa: Gianfranco Pizzolitto e Gianfranco D'Aronco.

Gianfranco Pizzolitto, presidente Anci Friuli-VG. ha detto che “la specialità del Friuli - Venezia Giulia sta traballando e l'unica possibilità che abbiamo per mantenerla non è solo quella di attuarla pienamente, ma soprattutto di sperimentare nuovi modelli di governance, come il federalismo regionale, con una riforma che parta dal basso, cioè dai Comuni”. Ad oggi però, tranne qualche tentativo, “non si intravvede un percorso strategico”, a dire del presidente Anci.

Gianfranco D'Aronco, presidente Comitato per l'autonomia ed il rilancio del Friuli, ha ricordato il “persistente centralismo in campo nazionale e regionale”, e ha auspicato che si “realizzi almeno il federalismo previsto dalla Costituzione. In Friuli-VG., nonostante la nascita e lo sviluppo di un partito federalista, non si è mosso un passo. Pare purtroppo sempre valida la massima del gattopardo”.

Ai saluti si è associato anche il sindaco di Udine Furio Honsell che ha evidenziato il significato di momenti come questi, “preziosi per affrontare problematiche di tipo strategico al centro delle quali c'è la specialità della nostra Regione, che oggi va rilanciata se non vuole essere superata dagli eventi”.

“La difesa della specialità ed il suo rilancio devono essere l'obiettivo di tutti - ha sottolineato Roberto Dominici, coordinatore del Comitato per l'autonomia - anche perché permangono ancora, anche se in termini diversi ed in quadro politico internazionale assai mutato, le ragioni di fondo che hanno portato il Costituente a concederla: presenza e coesistenza di ben tre minoranze; collocazione geografica che ci porta comunque al dialogo in tutti i campi, a cominciare da quello economico, con importanti realtà territoriali. E non dimentichiamo che la specialità è altresì fonte primaria di – coesione - all'interno della regione stessa”.

A chi pensa a modifiche statutarie, Dominici ha consigliato di “andare cauti perché questo non è un periodo propizio. È meglio lavorare attraverso la Commissione paritetica che, del resto, ha avuto recentemente un importante atto di - indirizzo - dal Consiglio regionale”.
Ma la specialità non può essere intesa soltanto nei rapporti Stato-Regione. Deve esprimersi anche all'interno della Regione, sul territorio regionale e, con un rapporto direi nuovo, con le autonomie locali.

“La nostra proposta - ha spiegato Dominici - è che la Regione si occupi dei grandi compiti che le sono propri ed esclusivi e che riguardano l'attività legislativa, l'alta programmazione, l'alto indirizzo e attribuisca le funzioni amministrative, gestionali, insieme al personale ed ai mezzi finanziari necessari, al sistema delle autonomie locali secondo forme opportunamente da definire, giustificando così anche l'operazione - comparto unico - secondo il suo originario obiettivo che era, appunto, quello del decentramento”.

Così facendo si va sulla strada della valorizzazione dell'autogoverno locale il quale consente da un lato di dare meglio voce alle “specificità” presenti sul territorio, che sono una ricchezza e non certo un ostacolo allo sviluppo, e dall'altro a rafforzare, non già ad indebolire l'unità della Regione. Secondo Dominici, con l'autogoverno si pongono le migliori condizioni per la valorizzazione dei territori, per la mobilitazione in positivo di tutte le energie locali, il che tornerebbe certamente a vantaggio anche dell'economia specie se la Regione cogliesse l'occasione per “ripensare profondamente” i complessi iter burocratici che costituiscono un costo a volte improduttivo.

In parallelo con il trasferimento delle funzioni è bene ci sia anche la “rivisitazione” di adempimenti e procedure per ricondurre a ciò che oggi è veramente essenziale ai fini del cosiddetto “controllo pubblico”.

“Nessuno si nasconde le difficoltà che sono proprie di ogni grande disegno riformatore. E qui di grande riforma si tratta. Ma bisogna pur partire. Ecco, allora, per concludere, una ulteriore proposta: la Regione istituisca un apposito gruppo di lavoro avvalendosi anche dell'apporto e dell'esperienza degli amministratori locali per definire l'intero progetto e le azioni conseguenti. Si può fare? Sì, purché si esca da schemi e schematismi e si compia un vero "salto" di qualità nell'approccio alla gestione della cosa pubblica”.

FLAVIO CAVINATO


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