mercoledì 21 luglio 2010

Commento del dott.Campanotto sulla proposta di riforma normativa del Consigliere Novelli

 HO LETTO LA PROPOSTA DI RIFORMA NORMATIVA
ritengo l'iniziativa pericolosa: la ritengo una rabbiosa reazione del potere antifriulano alle recenti aperture giunte dal Presidente Napolitano nei confronti delle minoranze linguistiche ...
Luca Campanotto
19/07/2010 • 15:30
Solo alcune brevi riflessioni, su un tema che ritengo molto problematico:
- quando si trattano temi così delicati, inerenti diritti linguistici di fondamentale rilevanza costituzionale, è sempre pericoloso semplificare e lanciare slogan;
- molto spesso, quando alcuni politici regionali si occupano di minoranze linguistiche, di solito lo fanno lastricando di buone intenzioni vie che, in realtà, portano all’inferno, e quasi sempre per secondi e inconfessabili fini (si veda, ad esempio, l’ambigua e pericolosa manovra sui dialetti veneti);
- il censimento sull’appartenenza linguistica dei cittadini è attualmente applicato solo in Alto Adige, dove genera non pochi problemi (oltre ai relativi costi aggiuntivi, e questo lo dico in considerazione del fatto che, nonostante lo stesso Presidente Napolitano, in occasione della sua recente visita ad Udine, abbia manifestato interessanti aperture in tema di lingue minoritarie, si continua di fatto ad associare le lingue non ufficiali allo spreco di denaro pubblico: fare un referendum costa, e forse, a ben guardare, si tratta un costo inutile, o addirittura dannoso; mi meraviglia che l’idea di un censimento linguistico venga portata avanti con così grande convinzione proprio da forze politiche che, anche in un recente passato, hanno cercato di far passare la politica linguistica solamente per un costo, e oltretutto non prioritario);
- la stessa Corte Costituzionale ha recentemente precisato (S. Corte Cost. 170/10, sul piemontese, commentata dal sottoscritto su questo Giornale) che l’appartenenza dei cittadini alle minoranze linguistiche non ha alcuna necessità di venir rilevata mediante censimento, dato che si manifesta per comportamenti concludenti, che consistono del concreto esercizio dei relativi diritti linguistici da parte dei singoli;
- non è vero quel che si sostiene, ovverosia che non esisterebbero dati ufficiali sugli appartenenti alle minoranze linguistiche; il Ministero dell’Interno è in grado di fornire stime approssimative sulle varie appartenenze linguistiche dei cittadini della Repubblica e della Regione, stime di massima che ben potrebbero costituire uno degli elementi (si spera non il solo elemento, visto che principi di uguaglianza sostanziale impongono, in alcuni casi di particolare debolezza, anche una adeguata perequazione, che prescinda dal dato puramente numerico) cui fare riferimento per il riparto dei fondi pubblici;
- essendo l’appartenenza etnico-linguistica un dato personale sensibile, sottolineo che il censimento linguistico proposto potrebbe anche creare interferenze con la disciplina sulla riservatezza dei dati personali (almeno questa è una delle scuse che le competenti autorità statali oppongono alle richieste, avanzate da parte dei friulanofoni, di svolgimento delle rilevazioni statistiche anche nelle lingue minoritarie);
- infine, e non certo da ultimo, invito tutti a considerare l’evidente dato storico di partenza sulla base del quale, nel contesto friulano, dopo un secolo e mezzo di assimilazionismo linguistico intensivo, in assenza di qualsiasi tutela linguistica, introdotta solamente di recente e a livelli minimali (oltretutto non pienamente attuati, com’è, ad esempio, in materia radiotelevisiva, visto che, in tale settore, praticamente nulla è di fatto cambiato dall’entrata in vigore, rimasta molto teorica, praticamente solo sulla carta, delle prime disposizioni di tutela, oltre dieci anni fa), l’introduzione di censimenti di appartenenza linguistica non solamente andrebbe ad introdurre ulteriori oneri amministrativi per la concreta applicazione finale della normativa di tutela linguistica (molto spesso inattuata, per inconfessabili questioni di volontà politica, ricercando alibi e foglie di fico proprio nella stasi amministrativa) ma potrebbe oltretutto venir paragonata alla conta dei fiori di un giardino effettuata subito dopo una lunga e massiccia operazione di radicale diserbo: è di tutta evidenza che il censimento linguistico può avere un senso solamente se applicato in un contesto socio-politico, come quello sudtirolese, molto diverso dal nostro, nell’ambito del quale l’appartenenza alle minoranze linguistiche locali risulta sociolinguisticamente molto forte;
- non vorrei poi che questa ambigua manovra nascondesse l’ennesimo tentativo di applicare le solite strategie politiche da divide et impera alle minoranze linguistiche, per metterle le une contro le altre.
In sintesi, non ritengo, per ragioni di ordine sia giuridico sia politico, che sia quello del proposto censimento linguistico il modo migliore per affrontare il problema della sperequazione finanziaria tra minoranza friulana e slovena (problema che, peraltro, non mi sembra comunque prioritario, rispetto, ad esempio, all’attuazione regolamentare della nuova legislazione regionale sulla lingua friulana, la quale risulta praticamente bloccata da una Giunta Regionale che, pur essendo legislativamente vincolata all’approvazione dei relativi regolamenti attuativi, se la sta prendendo molto comoda, per usare un eufemismo).
Penso che, se proprio debbano venir proposte delle modifiche alla vigente normativa statale, si debba intervenire certamente in altro modo.
Più che nuove modifiche alla L. 482/99, sarebbe necessaria una sua piena e regolare attuazione concreta; rilevo invece che, in alcuni settori, la stessa legge, pur relativa a principi costituzionali di primaria rilevanza, è sostanzialmente rimasta lettera morta.
Perché i nostri politici non si preoccupano, ad esempio, del fatto che, quanto a radiotelevisione pubblica, la L. 482/99 è ancora quasi del tutto inapplicata (eccezion fatta, solamente, per qualche trasmissione sperimentale e meramente simbolica, sostenuta con fondi esclusivamente regionali) ?

2 commenti:

  1. E je dome une sparade isolade del conseîr regjonâl Novelli....parcè fâi ancje publicitât?

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  2. Par chei che no lu san, il conseîr regjonâl Roberto Novelli al fâs part dal stes partît di Roberto MENIA. Chel partît ("Movimento sociale italiano MSI" - deventât agns indaûr "Alleanza nazionale" e cumò: CDL) che di simpri al è cuintri la lenghe furlane e la sô tutele: vonde une lenghe, chê taliane! E no stin straçâ bêçs in monadis (la tutele de lenghe furlane..) o savês pûr fevelâ in talian!

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