lunedì 15 febbraio 2010

Patto Tra l’Università degli Studi di Udine e le Rappresentanze dei Territori di Riferimento

I soggetti firmatari del presente Patto convengono che:
Preambolo
1. La ricerca, l’alta formazione, l’innovazione, l’internazionalizzazione sono risorse di base della “società della conoscenza”. Esse si sviluppano più facilmente in presenza di stretti legami e proficui rapporti tra Università e contesti territoriali di riferimento. L’Università degli Studi di Udine[1] (d’ora in poi solo Università), è stata, fin dall’inizio, fondata sul legame profondo con il territorio in quanto: espressa dalla volontà popolare, istituita con la legge 8 agosto 1977 n. 546 ”allo scopo di contribuire al progresso civile, sociale e alla rinascita economica del Friuli e di divenire organico strumento di sviluppo e di rinnovamento dei filoni originali della cultura, della lingua, delle tradizioni e della storia del Friuli” (art. 26) e orientata, nel proprio Statuto, a “promuove lo sviluppo e il progresso della cultura e delle scienze attraverso la ricerca, l'insegnamento e la collaborazione scientifica e culturale con istituzioni italiane ed estere, contribuendo con ciò allo sviluppo civile, culturale, sociale ed economico del Friuli” (art. 1).
A trent’anni dalla sua attivazione, si ritiene di dover consolidare, rinnovare e approfondire i legami e i rapporti tra l’Ateneo friulano ed i suoi territori di riferimento (d’ora in poi solo territori[2]) per operare assieme da protagonisti di fronte alle sfide del futuro certi che l’Università costituisca un valore strategico primario per i territori del Friuli come per l’intera Regione Friuli Venezia Giulia (d’ora in poi solo Regione).


2. Nel rispetto del principio della libertà di pensiero e di ricerca (art. 33 della Costituzione), della legge istitutiva e del suo Statuto, l’Università ha perseguito con successo la sua missione fondativa per lo sviluppo dei territori come dimostrano i trent’anni di attività didattica, formativa e di ricerca al servizio della crescita culturale di tutta la società e del rafforzamento dei fattori della sua innovazione, diventando un soggetto strategico di primo piano e rendendosi ormai insostituibile non solo per i territori ma anche per la stessa Regione. Si è così consolidato un rapporto vitale tra Università e territori che ha reso ambedue i soggetti più maturi ma anche più interdipendenti e che ha reso la stessa Regione più forte e competitiva. L’Università, nell’ambito della sua missione, ha saputo radicarsi e ramificarsi ben oltre il suo ambito d’origine. Per molte famiglie e per i loro figli, ha costituito un’opportunità per un più facile e vantaggioso accesso alla possibilità di alta formazione. Per le città e i centri che la ospitano (in primis Udine, Gorizia e Pordenone) ha costituito un’occasione per rilanciare la propria immagine e per ristrutturare, in direzione di un terziario più moderno e avanzato, economie urbane spesso bisognose di profonde trasformazioni. Le comunità, le istituzioni, le imprese, le cittadine e i cittadini hanno beneficiato della presenza dell’Università ricavandone forza per lo sviluppo e impulso verso una maggiore proiezione internazionale della cultura, dell’economia e della società, grazie anche all’incessante attività di valorizzazione dei talenti, di trasferimento di analisi, di proposte, di soluzioni tecnologiche e, più in generale, di conoscenza, che negli ultimi anni è stata sistematicamente rafforzata a favore di tutti gli attori dei diversi territori.
Infine, ma non da ultimo, il contributo universitario a una maggiore conoscenza dei patrimoni naturali, storici, linguistici, paesaggistici e, più in generale, ambientali dei territori, ha permesso di affinare l’identità culturale e la consapevolezza di sé delle loro popolazioni.
L’esperienza di questi trent’anni è stata dunque molto positiva; gli impegni assunti sono andati a mano a mano crescendo ed i risultati ottenuti sono oggi rilevanti e sotto gli occhi di tutti.
L’Università è, quindi, sempre più indispensabile per valorizzare il potenziale dei territori come i territori sono sempre più humus e ambiente vitale per l’Università.

3. In questi trent’anni è cresciuto il numero e il processo di “regionalizzazione” degli Atenei italiani. Si ritiene, comunque, che l’impegno del governo statale nell’istruzione e nella ricerca universitaria debba rimanere forte e costante, in modo da garantire la continuità di un servizio pubblico fondamentale per la crescita culturale dell’intera società italiana.

In questo quadro è doveroso assicurare all’Ateneo friulano, che è costantemente cresciuto e che ha ottenuto risultati di tutta evidenza ma che, nonostante ciò, risulta al quarto posto in Italia tra le Università più sotto finanziate a causa di meccanismi di finanziamento statale, su base storica, che non hanno permesso di riconoscere la crescita quantitativa e qualitativa registrata dello stesso, tutto il sostegno necessario affinché lo Stato attivi, a suo favore, riconoscendone i risultati, la qualità ed i meriti conseguiti, un processo di perequazione finanziaria.

4. Considerato lo strutturale sottofinanziamento statale dell’Ateneo friulano cui si aggiunge la crescente riduzione di risorse statali al sistema universitario, si determina, assieme all’impegno che lo stesso Ateneo deve mettere nella forte razionalizzazione e qualificazione della spesa anche mediante riorganizzazioni interne, la necessità comunque di trovare, sia in sede regionale, sia al livello dei territori di riferimento, nuove risorse integrative, pubbliche e private, di sostegno finanziario.

Un Patto per il futuro

5. La missione fondativa dell’Università va confermata, consolidata e rilanciata in un rapporto, con i territori, che sia all’altezza delle grandi sfide del futuro e che sia improntato alla coesione, alla condivisione, alla solidarietà e alla collaborazione reciproca. In questo quadro il legame tra Università e territori deve divenire ancor più vitale, fertile e proficuo.

6. Condividere le sfide del futuro significa, per l’Università, contribuire, nel modo migliore, con gli strumenti che le sono propri, alla diffusione della conoscenza, alla qualità dell’economia e del lavoro, alla riproduzione del patrimonio naturale, storico-culturale, linguistico, territoriale e ambientale ed alla formazione della classe dirigente friulana e regionale. Per i territori e la loro classe dirigente, in essere e futura, deve significare, invece, sostenere l’Università, aiutandola a conservare e coltivare le sue peculiarità essenziali e ad accrescerne l’eccellenza e la proiezione internazionale. Il mondo dell’economia e del lavoro, le imprese produttive del primario, del secondario e del terziario dovranno sempre più trovare, nell’Università, alta formazione e ricerca di eccellenza ai fini della crescita delle propria qualità e competitività. L’Università dovrà sempre più proporsi come motore dello sviluppo e come strumento fondamentale per la formazione della classe dirigente friulana e regionale.

7. Perché tutto ciò sia possibile occorre che Università e territori concorrano alla costruzione di un ambiente di studio, di vita e di lavoro capace sia di attrarre e di trattenere personale docente e ricercatore di elevato livello e qualità sia di dare agli studenti dell’Università, come all’intera comunità, la consapevolezza piena che la scelta di studiare e lavorare in queste terre, dotate di patrimoni naturali, storico-culturali, economico-sociali ed ambientali di grande valore, costituisca, all’interno delle più vaste relazioni globali, una garanzia e un’opportunità per il futuro.

8. Con il presente Patto, l’Università ed i territori intendono confermare e rinnovare questi legami e questi obiettivi e, nei punti che seguono, intendono definire un quadro condiviso di impegni reciproci che dovranno poi essere, in tempi congrui, tradotti in strumenti e azioni conseguenti ed efficaci.

9. L’Università, anche grazie al processo di razionalizzazione intrapreso, s’impegna a rafforzare la sua “terza missione”, dopo di quelle della ricerca e della didattica, e cioè quella del trasferimento della conoscenza per lo sviluppo culturale, economico e sociale dei territori secondo principi di coesione, di sostenibilità, di competitività e verso una crescente europeizzazione e internazionalizzazione.
In particolare s’impegna affinché:
- rimanga alta la qualità dell’offerta formativa sia al livello dei corsi di laurea sia al livello più alto delle scuole di dottorato, dei master ecc.;
- la ricerca, coordinata tra le diverse discipline e le diverse sedi interessate, preveda un monitoraggio e una focalizzazione costanti sul futuro economico, sociale e ambientale dei territori, nel contesto regionale, nazionale, europeo e globale assieme ad un attivo impegno verso le grandi questioni della cultura, della lingua, delle tradizioni e della storia del Friuli (come previsto dalla legge istitutiva).
- vengano, a tal fine, promosse sedi di elaborazione, delle strategie di sviluppo, aperte alla partecipazione e ai contributi esterni, ove si intrattengano rapporti stabili con i territori, a supporto delle loro scelte e progettualità strategiche, ed in particolare con quelli più deboli e svantaggiati;
- si corrisponda, in tempi congrui, agli impegni affidati all’Università dalle leggi regionali;
- si rendano stabili le relazioni con i friulani in Italia e nel mondo per poter, anche tramite questi, accrescere la proiezione internazionale dell’Ateneo.
10. Ferme restando identità ed autonomia dei singoli Atenei, che sono valori e risorse non solo per gli Atenei ma anche per l’intera Regione Friuli Venezia Giulia, l’Università s’impegna a promuovere forme di coordinamento con gli Atenei limitrofi e a concorrere allo sviluppo del sistema universitario regionale attraverso processi di cooperazione-competizione tra gli Atenei improntati a criteri di efficienza, di efficacia, di merito e qualità.

11. La cosiddetta “terza missione” non può essere adeguatamente svolta dall’Università con le sue entrate ordinarie. Al fine di rendere concretamente attuabili gli impegni dell’Università verso i territori, le istituzioni pubbliche e private, rappresentative di questi e firmatarie del Patto, ritengono coerente che sia assicurato all’Università, in misura corrispondente con le esigenze espresse dai territori, un apporto congruo di risorse finanziarie integrative.
Le caratteristiche di tale sostegno assieme alle forme e ai modi specifici di erogazione e gestione dei fondi, saranno stabilite negli strumenti e nei termini fissati per l’attuazione del presente Patto.

L’azione congiunta verso lo Stato e la Regione

12. I firmatari concordano sull’esigenza di rappresentare in sede statale, nelle forme e nei modi che saranno ritenuti più confacenti allo scopo, le istanze atte ad assicurare all’Università l’adeguamento dei finanziamenti statali, superando il criterio della spesa storica e valorizzando invece, secondo criteri di merito e di qualità, i risultati, il ruolo e l’importanza raggiunti.

13. I firmatari s’impegnano inoltre a sensibilizzare unitariamente, anche attraverso l’individuazione di propri portavoce, la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, affinché la stessa assicuri stabilmente all’Università, mediante uno strumento legislativo ispirato anche ai principi quivi esposti, i finanziamenti a essa necessari sia per compensare la strutturale carenza e la crescente riduzione di risorse statali sia per promuovere lo sviluppo di nuove aree didattiche e di ricerca e di più elevati livelli di eccellenza. Eventuali nuove modalità e strutture di raccolta, gestione e impiego dei finanziamenti regionali all’Università dovranno sia garantire le basi fondamentali dell’istituzione universitaria quali autonomia decisionale, libertà di pensiero e di ricerca, universalità della conoscenza, sia rispettare chiaramente identità ed autonomia dei singoli Atenei regionali, sia operare in conformità con “piani di sviluppo della didattica e della ricerca universitaria”, concertati tra Regione, Università e territori.

Gli impegni reciproci per l’attuazione e la pubblicità del Patto

14. Il presente Patto impegna, sul piano etico-politico, i suoi firmatari, quali iniziali promotori, a sostenere e difendere, in tutte le sedi opportune e con gli adeguati strumenti, i principi, le finalità e gli obiettivi in esso contenuti. Gli stessi firmatari s’impegnano, inoltre, a renderlo pubblico, a portarlo a conoscenza di tutti i soggetti rappresentativi dei territori e a promuovere, nel pieno interesse degli stessi, ulteriori adesioni.

15. I firmatari s’impegnano ad attuare il presente Patto predisponendo, entro il termine di un anno dalla data della sottoscrizione, gli strumenti operativi necessari e a verificarne periodicamente il livello di attuazione e di efficacia. Alla prima convocazione dei soggetti firmatari, al fine di dare avvio alla fase operativa, provvederanno il Presidente della Provincia di Udine On. Prof. Pietro Fontanini, in rappresentanza dei territori di riferimento, e il Magnifico Rettore, Prof.ssa Cristiana Compagno, in rappresentanza dell’Università degli Studi di Udine.


Seguono le firme
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[1] Formalmente il nome dell’Ateneo friulano è quello di Università degli Studi di Udine. Va riconosciuto, tuttavia, che, negli anni, il rapporto tra l’Università ed il territorio, assieme anche alla apertura delle sedi di Gorizia e Pordenone, ha allargato l’identità territoriale dell’Ateneo fino anche ad aggiungere, al nome originale, quello più inclusivo di “Università del Friuli”.

[2] L’identità territoriale allargata dell’Ateneo spinge a riferirsi, più che ad un unico “territorio” di riferimento, alla dimensione plurale dei “territori”; questa definizione viene dunque preferita alla prima e di seguito utilizzata nel testo.

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